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LEAVE THE KIDS ALONE


La Pelanda 14 settembre 2018 Short Theatre Atelier

VicoQuartoMazzini
LEAVE THE KIDS ALONE

Installazione sonora
prima assoluta
ideazione, progettazione e realizzazione VicoQuartoMazzini
testo in audio tratto da Aeroplani di Carta di Elise Wilk; traduzione Roberto Merlo
voci recitanti Michele Altamura, Simonetta Damato, Gabriele Paolocà
suono Alessandro De Rocco
foto Valerio Polici
registrato al REH studio – MAT Terlizzi(Ba)

nell’ambito di Fabulamundi Playwriting Europe
Viviamo in un mondo violento e lo impariamo sin da piccoli. Crescere, entrare nel mondo dei grandi, vuol dire scendere a patti con quella violenza e poi scegliere da che parte stare.
LEAVE THE KIDS ALONE è un’esperienza immersiva, un’installazione dove convivono elementi visivi e sonori che appartengono all’universo infantile e adolescenziale. Una stanza dei giochi, richiamo dei luoghi dell’infanzia, dove s’insinua l’elemento sonoro, una registrazione dove viene raccontata la storia di Miki, un adolescente bullizzato da alcuni coetanei che, per uscire da quella situazione, deciderà di compiere un gesto estremo.
Lo spettatore si ritroverà ad ascoltare il dramma come se fosse una favola raccontata a dei bambini ancora alle prese con il mondo dei giochi, come una premonizione che si staglia su di loro, come una cassa di risonanza volta a smuovere le radici profonde del suo primo incontro con la violenza.
La storia narrata è tratta da Aeroplani di carta dell’autrice rumena Elise Wilk, uno dei testi scelti da Fabulamundi Playwriting Europe per il sostegno e la promozione della drammaturgia contemporanea in Europa.
LEAVE THE KIDS ALONE è uno dei progetti vincitori del bando di produzione promosso da PAV, Short Theatre e Teatro i nell’ambito di Fabulamundi Playwriting Europe.
Raccontare mondi al contrario per riuscire a comprendere il nostro, stimolare il surreale per non giustificare il presente. E’ questa la sfida di VicoQuartoMazzini, progetto nato nel 2010 che attinge alla forma spettacolare nei modi più disparati. In primis il teatro, ma anche radio, video e installazione, in un continuo movimento di ricerca volto a scoprire nuove prospettive del reale. VQM è guidata da Michele Altamura e Gabriele Paolocà, che sono attori, registi, autori, a volte scenografi, a volte light designer, ma negli anni ha coinvolto numerosi artisti che l’hanno accompagnata nel suo percorso d’indagine artistica.

www.vqmteatro.com
ottobre 03, 2018
 

IF, IF, IF, THEN


La Pelanda 6 Settembre 2018 Short Theatre Studio 1

Jacopo Jenna
IF, IF, IF, THEN

Danza 40’
concept, regia e coreografia Jacopo Jenna
musica Caterina Barbieri
danza e collaborazione Nawel Nabù Bounar, Sly, AndreaDionisi
direzione tecnica e disegno luci Giulia Broggi
organizzazione Luisa Zuffo
print designer Alessandra Tempesti
costumi Eva Di Franco
produzione KLM – Kinkaleri, Le Supplici, Mk
co-produzione Centrale Fies, Danae Festival nell’ambito di Next 2018 / Laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo lombardo / Edizione 2018/19
con il supporto di Bolzano Danza

IF, IF, IF, THEN è una serie probabilistica, un algoritmo sull’evoluzione. Uno dei principi del Darwinismo universale è che ogni informazione che subisca variazioni e sia selezionata produrrà progetto. La coreografia tende a ricollocare culturalmente grammatiche diverse di movimento, definendo una forma astratta di costruzione ed osservazione della danza. Una stratigrafia profonda, di immagini su immagini; una sotto l’altra, una dopo l’altra, costituendo un infinito palinsesto di dati visivi, situati nei giacimenti iconografici dei nostri repertori, dei nostri archivi e, soprattutto, della nostra influenza memetica. Il corpo vuole essere presentato come la realizzazione di un potenziale virtuale di innumerevoli stati materiali, che solo in parte si concretizzano nel tempo attraverso un processo continuamente ridefinibile. I danzatori sono contenitori postmoderni, un insieme articolato di riferimenti ibridi legati alle varie forme di street dance e alle pratiche della danza contemporanea, con le quali possono spostarsi in un secondo da questo a quel codice, senza tuttavia mai trovare un terreno stabile su cui sostare.
Jacopo Jenna è un coreografo, performer e filmaker. La sua ricerca indaga la percezione della danza e la coreografia come una pratica estesa, generando vari contesti performativi in cui ricollocare il corpo in relazione al movimento. Laureato in Sociologia si forma nello studio della danza presso Codarts (Rotterdam Dance Academy). Ha collaborato in Europa con compagnie stabili, progetti di ricerca coreografica, artisti visivi e musicisti.
Caterina Barbieri è una compositrice bolognese attualmente residente a Berlino. Il focus minimalista della sua musica sorge da una meditazione sulle forme d’onda semplici e l’esplorazione del potenziale polifonico e poliritmico dei sequencers. La sintesi e la permutazione estatica di pattern sono i mezzi principali tramite cui stilizzare i suoni in severe geometrie di tempo e spazio, nel confine tra minimalismo, drone e techno.

www.jacopoj.it
ottobre 03, 2018
 

Juan Dominguez


La Pelanda 6 settembre 2018 Short Theatre Studio 2
Juan Dominguez
Between what is no longer and what is not yet

Performance 1h30′
prima nazionale
in inglese con sovratitoli in italiano
di e con Juan Domínguez
prodotto da Juan Dominguez
con il supporto di Tanznacht Berlin e Tanzfabrik Berlin/ apap-advancing performing arts project – Performing Europe 2020 / EU – Creative
Europe Programme
produzione esecutiva di Manyone

Juan Dominguez è clown concettuale, cowboy magico, poeta-modello e curatore del piacere. I suoi lavori propongono la dissoluzione del limite tra realtà e finzione, utilizzando la prima per determinare la seconda e viceversa. Il titolo Between what is no longer and what is not yet, che significa letteralmente “Tra ciò che non esiste più e ciò che non esiste ancora”, rivela fin dall’inizio il desiderio che l’artista desidera intraprendere in questa performance. Juan si appropria di una rottura tra il passato e il futuro per tradurre, attraverso il linguaggio, i pensieri e le visioni che fluttuano fuori dall’esperienza vissuta. In questo tempo sospeso, aneddoti personali della vita di Juan vengono raccontati senza seguire una linea temporale, e si mescolano ad altri racconti, tra verità e fabulazione. Juan Dominguez introduce progressivamente l’idea di un andamento temporale nel quale tutto può trasformarsi nel proprio contrario, una cesura che lascia spazio all’inatteso.
Juan Dominguez terrà anche un workshop aperto al pubblico il 5 settembre. Qui tutte le info per prenotarsi. Juan Dominguez è clown concettuale, cowboy magico, poeta-modello e curatore del piacere. Attivo come creatore e curatore nel campo della coreografia e delle arti performative, il suo lavoro esplora il rapporto tra codici duversi e sostiene la dissoluzione completa tra finzione e realtà, usando il primo per produrre l’ultimo e viceversa.
Alcuni dei suoi lavori sono: The taste is mine (1999) All good spies are my age (2002), The Application (2005), Shichimi Togarashi in collaborazione con Amalia Fernandez (2006), All good artists my age are dead (2007), Don’t even think about it! (2008), blue (2009), Clean Room Pilot (2010), A room without view (2011), Characters Arriving in collaborazione con Los Torreznos (2011), Clean Room Season 1 (2012), Clean Room Season 2(2014), El Triunfo de la Libertad in collaborazione con La Ribot and Juan Loriente (2014), Clean Room Season 3(2016), Between what is no longer and what is not yet (2016), Festival Avant-Garten (2017), My Only Memory(2018). Nei ultimi 14 anni ha curato diversi festival e programmazioni artistiche. È stato il direttore artistico del Festival In-Presentable/La Casa Encendida (2003-12), co-designer of Living Room Festival (2010-13), co-curatore di Picnic Sessions al C2M-Madrid (2013-15), co-designer al Festival Avant-Garten e al Interntional Sommer Festival Kampnagel-Hamburg (2017) tra gli altri.

www.juandominguezrojo.com/
ottobre 03, 2018
 

Hope Hunt and The Ascension into Lazarus


La Pelanda 8 settembre 2018 Short Theatre Teatro 1
Oona Doherty
Hope Hunt and The Ascension into Lazarus

di e con Oona Doherty
autista e dj Luca Truffarelli
direzione tecnica Sarah Gordon
produzione Gabrielle Veyssiere
Danza 30′

Un’auto nera con i fari accesi attende. Della musica martellante proviene dall’interno della sua gabbia metallica. Un uomo, che è molti uomini, irrompe dal ritmo incalzante: la sua storia è quella di una caccia alla speranza.
L’uomo si trasforma in diverse individualità, muta da un personaggio all’altro. Attraverso parole, movimenti e suoni egli trasporta e scaglia il pubblico contro le stereotipiche idee di mascolinità, moralità e nostalgia. Denuncia come le maschere degli uomini non siano altro che una forma di difesa personale contro se stessi e il mondo in cui vivono.
Non importa da dove si viene, a quale classe sociale si viene assegnati. Esistono dei bisogni d’amore imprescindibili che sono radicati in tutti noi: rimuovendo le maschere dell’ego e le imposizioni culturali, la speranza è di trovare un terreno comune fatto di verità e fiducia. Hope Hunting confonde i limiti del teatro fisico, della proclamazione sociale e della danza. È un tentativo di decostruire lo stereotipo dell’uomo svantaggiato con l’intenzione di trasformare i reietti negli uccelli del Paradiso.
Oona Doherty è una danzatrice e coreografa proveniente dall’Irlanda del Nord.
Ha studiato presso la London School of Contemporary Dance, University of Ulster e LABAN London. Ha iniziato nel 2010 ad esibirsi a livello internazionale tramite la collaborazione con compagnie del calibro di TRASH (NL), Abbattoir Ferme (BE), Veronika Riz (IT), Emma Martin/United Fall (IE).
Più recentemente, Oona si è esibita in Arlington, spettacolo acclamato dalla critica di Enda Walsh, presso il Festival di Arti Internazionali di Galway, Abbey Theatre (Dublino) e St. Anne’s Warehouse (New York).
Il pezzo su cui Oona ha lavorato di recente è intitolato Hard to be Soft –A Belfast Player, la cui premiere si è svolta durante il Festival di Arti Internazionali di Belfast nel 2017. Lo spettacolo è stato presentato presso l’Abbey Theatre di Dublino come parte del Dublin Dance Festival durante Maggio 2018, cui seguiranno performance a Parigi nel 2018 presso Rencontres Choréographiques e a Lione presso Maison De La Danse come parte della Benniale che si svolgerà a Settembre 2018.

www.oonadohertyweb.com/
ottobre 03, 2018
 
 
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