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CAFFÈ UTOPIA


TEATRO TORDINONA 13 OTTOBRE 2019
CAFFÈ UTOPIA
Con Emma Accardi, Lorenzo Colarusso, Annalisa Consolo, Maria Consolo, Gabriele Custo, Luna Deferrari, Nicola Di Foggia, Fiorenza Panke, Laura Pinzani, Giulia Rossini, Paolo Tommasi. Con la speciale partecipazione di Matilde Accardi
Regia Paolo Tommasi
Un uomo solitario, taciturno, è seduto al Caffè Utopia.
Una cameriera procace e stuzzicante gli serve un bicchiere di thè freddo.
Alcune anime inquiete iniziano a popolare i tavolini del bar: cosa si nasconde dietro alle loro storie?
Che cosa vogliono da quell’uomo dall’apparenza così mite?
E lui cosa vuole da loro?
Una discesa verso la parte più intima e misteriosa di noi stessi, una giostra di esistenze che si intersecano l’una con l’altra, senza mai toccarsi veramente.
ottobre 15, 2019
 

IN OCCASIONE...


Teatro Spin OFF 28 settembre 2019
IN OCCASIONE...
di Pierre Byland, Mareike Schnitker con Andrea Borgogno, Alessio Negro
Produzione Teatro del Fiasco
Sabato sera due agenti si sono aggirati per il palazzo di SPIN TIME LABS. Grazie a Teatro del Fiasco per l'incredibile spettacolo!
ottobre 06, 2019
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CONFUSION


Teatro Spin OFF 27 settembre 2019
CONFUSION
regia di Jacques Lecoq e Pierre Byland con Pierre Byland e Mareike Schnitker
Spin OFF w/ Teatro del Fiasco
“Un giorno chiesi agli allievi di mettersi in circolo - ricordo della pista del circo - e di farci ridere. Uno dopo l’altro si impegnarono in pagliacciate, in capriole, in giochi di parole uno più fantasioso dell’altro, ma invano. Il risultato fu catastrofico. Avevamo in nodo in gola, una sensazione di angoscia. Quando loro si resero conto del fallimento, interruppero l’improvvisazione e andarono a sedersi indispettiti, confusi, imbarazzati. Allora, vedendoli in questo stato di abbattimento, si misero tutti a ridere. Non del personaggio che pretendevano di presentarci, ma dell’attore stesso, messo a nudo. Avevamo la risposta. Il clown non esiste al di fuori dell’attore che lo recita: siamo tutti dei clown, crediamo tutti di essere belli, intelligenti e forti, mentre ognuno di noi ha le sue debolezze, i lati ridicoli che, rivelandosi, provocano il riso”. Il corpo poetico - Jacques Lecoq
ottobre 04, 2019
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CONTROCANTO VOCE


TEATRO TORDINONA 24 Settembre 2019
CONTROCANTO VOCE
testo e regia di Rossella Or
con Rossella Or, Paola Sebastiani, Fabio Collepiccolo, Roberto Zorzut
Un dramma in 9 quadri.
I protagonisti emergono sullo sfondo di una scena all'aperto come fantasmi di una fine del secolo, archetipi, fantasmi familiari si sospendono nel vuoto di un'enciclopedia della vita al suo tramonto, si rincorrono, riecheggiano per poi disperdersi di nuovo nella grandiosità del paesaggio. Marie, il Lettore, Georges, Sabine, gli interpreti di una famiglia riunita intorno la scomparsa di uno di loro. Il silenzio della stessa natura, che li circonda, la sua eco fa risuonare nel vuoto le domande, fino al momento in cui la storia rende possibile l'ascolto delle risposte. Le risposte, cioè la necessità dei loro legami. I protagonisti superstiti alla fine di una guerra, in un appeal lirico, che in se si dipana fino a determinare un recinto all'interno del quale, la morte come verità, si sospende al di là di una vera e propria minaccia, si sospende al suo confine. E in questo, con la pretesa ancora di un'ultima parola, oppure la speranza di una parola ancora da pronunciare.
settembre 25, 2019
 

Motus


Teatro La pelanda 12 Settembre 2019 – Short Theatre 2019
Motus
Chroma Keys
di Enrico Casagrande, Daniela Nicolò e Silvia Calderoni
con Silvia Calderoni
video design Paride Donatelli e Simona Gallo
direzione tecnica Simona Gallo
produzione Elisa Bartolucci logistica Shaila Chenet comunicazione Marta Lovato e Mariagloria Posani progetto grafico e ufficio stampa comunicattive.it distribuzione internazionale Lisa Gilardino una produzione Motus con Santarcangelo Festival residenza creativa L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino si ringrazia Matteo Marelli per la collaborazione con il sostegno di MiBACT, Regione Emilia Romagna

Chroma Keys è una incursione dentro al cinema, nella meraviglia della finzione e dei suoi vecchi “trucchi” stereoscopici. Già da tempo la compagnia si è interessata alla possibilità della comparsa e sparizione repentina di un corpo “alieno” nella scena di un film – alla base degli artifici di tanto cinema delle origini – ma con Chroma Keys si arriva a un sabotaggio sfrontato del frame. In Chroma viene utilizzato il Green Screen, il semplice fondale fotografico verde/infinito, per accelerare il potere liberatorio e visionario che questa antica tecnica cinematografica presuppone, svelando il meccanismo in maniera performantica e ironica. Silvia Calderoni precipita in un viaggio-trip allucinato dal clima apocalittico, immerso in quella luce da disastro imminente che tanto ricorre nella filmografia di Bela Tarr… Un movimento/immobile che potrebbe continuare all’infinito, attraversando “citazioni” di film che in qualche modo rimandano/trattano/riflettono la sparizione, il senso dell’andare o dell’andarsene, dell’abbandono, ma anche della scoperta. L’atmosfera futuristica e distopica resta ambigua e sospesa: si presuppone un “mondo a venire” o piuttosto, “un mondo a venire senza mondo”, con il profilarsi di un evento che “la fa finita con tutti gli eventi” come in Melancholia di Lars Von Trier? Sta al pubblico completare la sceneggiatura. La compagnia Motus, fondata nel 1991 da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò esplode negli anni 90 con spettacoli di grande impatto emotivo e fisico, riuscendo a prevedere e raccontare alcune tra le più aspre contraddizioni del presente. Dalla sua fondazione, affianca la creazione artistica – spettacoli teatrali, performance e installazioni – con un’intensa attività culturale, conducendo seminari, incontri, dibattiti e partecipando a festival interdisciplinari nazionali e internazionali. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui tre premi UBU e prestigiosi premi speciali per il suo lavoro. Nel 2020 i registi della compagnia saranno direttori artistici della cinquantesima edizione del Santarcangelo Festival.
www.motusonline.com
settembre 18, 2019
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Lancelot Hamelin


Teatro La pelanda 12 Settembre 2019 – Short Theatre 2019
Lancelot Hamelin / The Light House Project
Italian Dreams - People of Tor Sapienza
prima nazionale

ideazione, regia, scrittura Lancelot Hamelin foto Cynthia Charpentreau ricerca e traduzione Carlo Gori, Carmine Fabbricatore, Ariana Ninchi, Martin Selze attrici Maria Vittoria Argenti, Consuelo Bartolucci collaborazione artistica Martin Selze Italian dreams è presentato nell’ambito di Fabulamundi Playwriting Europe, in collaborazione con la Francia in Scena, stagione artistica dell’Institut français Italia / Ambasciata di Francia in Italia e con il sostegno di i-Portunus

The Light House Project è stato sviluppato da Lancelot Hamelin negli ultimi anni, in cui ha collezionato i sogni e gli incubi di diverse comunità e di città internazionali come il Cairo, Parigi, New York, Nanterre, New Orleans, i quartieri popolari della Francia e di Roma, per documentare una versione contemporanea della condizione psicologica collettiva. Questa proposta offre una prospettiva su diverse società, ognuna delle quali possiede uno specifico punto di vista politico, tanto quanto i rispettivi membri un loro proprio modo di guarirsi reciprocamente. Il progetto è stato sviluppato in residenze artistiche nella regione di Île-de-France, il Teatro Nanterre-Amandiers, l’Accademia di Francia a Roma.
SOGNI ITALIANI – People of Tor Sapienza, è una performance composta di sogni e incubi che sono stati assemblati a Roma durante la residenza di Lancelot Hamelin a Villa Medici nel biennio 2016-2017. Le interviste che raccolgono i sogni sono state fatte agli abitanti di diversi quartieri, in particolare nell’area periferica e popolare di Tor Sapienza e anche ad alcuni migranti di Galiano, un villaggio in Puglia durante il festival di Capo d’Arte. Nel luglio del 2019 attraverso un workshop sono state trascritte le registrazioni fatte nel 2017, per comporne una versione scritta. Uno slideshow dell’artista visuale Cynthia Charpentreau verrà usato come scenario e sfondo. Le fotografie mostreranno le location relative ai sogni e al romanzo del primo rinascimento, Hypnerotomachia Poliphili: e cioé il giardino di Villa Medici, i Musei Capitolini e il Maam (Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz). Lancelot Hamelin è uno scrittore. Già autore di romanzi e opere teatrali, ha recentemente cominciato un percorso giornalistico e saggistico. I suoi romanzi sono stati pubblicati da L’Arpenteur-Gallimard e le sue opere teatrali dal Théâtre Ouvert, Quartett and Espace 34. Ha lavorato in collaborazione con numerosi registi: Duncan Evennou, Mathieu Bauer, Éric Massé and Christophe Perton ed è stato invitato al “Director’s Lab” presso il Lincoln Center in New York. Dal maggio del 2014 al giugno del 2019 ha raccolto sogni, tra Nanterre, New York, Roma, il Cairo e in altre città. Lancelot Hamelin è stato invitato a sviluppare un altro progetto riguardante i sogni e i sognatori, all’Accademia di Francia di Roma presso Villa Medici in cui è stato residente per un anno nel 2016.
www.fabulamundi/lancelot-hamelin
settembre 18, 2019
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Sirna/Pol


Teatro La pelanda 10 Settembre 2019 – Short Theatre 2019
Sirna/Pol
I Giardini di Kensington. Il litigio | il rifugio | il trasloco
uno spettacolo di e con Elisa Pol e Valerio Sirna
disegno luci Mattia Bagnoli
elaborazione del suono Flavio Innocenti e Valerio Sirna
scultura di Mattia Cleri Polidori e Giulia Costanza Lanza
collaborazione tecnica Nikki Rodgerson / Mutoids
con il sostegno di Armunia Residenze Artistiche Castiglioncello, Nerval Teatro, Santarcangelo Festival, Atto Due – Laboratorio Nove, Spazio ZUT! Progetto Cura, Florian Espace Progetto OIKOS
un ringraziamento a Barbara Bessi
progetto finalista premio Scenario 2017

Un soggiorno. Pochi elementi delineano un interno. Un oggetto non identificato aleggia sulla stanza. Due figure gettate nello spazio, con le loro presenze annoiate, sottili, tese, eleganti, dolci e litigiose, vicine e distanti, nell’intimità di non aver nulla da dirsi, fanno i conti con le consuetudini dello starsi accanto. Lo scorrere di un tempo imprecisato – un giorno, un anno, una vita – apre delle smagliature nella quotidianità; le pose più ovvie del vivere domestico si caricano di elementi inspiegabili e inaspettati. La stanza si trasforma allora in un insieme di angoli, di miniature intime e riparate; talvolta in una distesa desertica, in cui svaniscono misure e coordinate. La percezione di uno spazio alterato consente l’emergere di un altrove, mentre il modello sociale – binario e normativo – a cui si pensava di aderire traballa ed esplode silenziosamente. Elisa Pol e Valerio Sirna sono due artist_ indipendenti attiv_ nel campo delle arti performative. Entrambi affiancano al lavoro da interpreti un percorso autoriale all’interno delle rispettive compagnie, Nerval e DOM-. Il loro incontro è avvenuto nel 2011 durante il biennio di studi Scritture per la danza contemporanea diretto da Raffaella Giordano. La loro collaborazione è proseguita attraverso la costituzione, insieme ad altri artisti ed artiste, del collettivo Agostino Bontà, la cui attività è stata incentrata nella creazione di installazioni performative all’interno di case private e ambienti domestici. La loro prima creazione è stata Hiroshima mon amour. Si sono costituiti come coppia artistica nel 2017 per il progetto I giardini di kensington, con il desiderio di approfondire il rapporto tra scrittura scenica e gesto coreografico, indagando le dinamiche di coabitazione e di prossimità all’interno di uno spazio domestico.
settembre 18, 2019
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Alex Cecchetti


Teatro La pelanda 7 Settembre 2019 – Short Theatre 2019
Alex Cecchetti
Love Bar
di e con Alex Cecchetti e con Claudia Gambino e Valentina Montuori
grazie a Xilef Welner per la raccolta delle piante e erbe
in collaborazione con la Francia in Scena, stagione artistica dell’Institut français Italia / Ambasciata di Francia in Italia, è realizzata su iniziativa dell’Ambasciata di Francia in Italia, con il sostegno dell’Institut français e della Fondazione Nuovi Mecenati

Il Love Bar esiste dal 2012 come collezione di “storie che possono essere bevute”. Si presenta come un’apparizione, un miraggio selvaggio di metamorfosi erotiche tra piante e esseri umani. Lo scambio di storie e drink (a base di erbe e piante locali raccolte dall’artista) avvengono al bancone del bar, una sorta di palco proto-teatrale sul quale il ruolo dello spettatore si confonde con quello del performer. Tra dimensione agreste e allure rinascimentale, Cecchetti prepara un luogo in cui il bere e il parlare avvengono in bocca nello stesso momento. Per ogni storia d’amore o emozione raccontata, si riceve in cambio un cocktail, un elisir, una pozione, o un’altra storia d’amore. Achillea Millefoglie, Edera terrestre, Artemisia, Ruta selvatica, Stellaria, tante le erbe e le piante di questi cocktail, ognuna con le sue qualità di cui Cecchetti e i suoi assistenti conoscono i segreti e le narrazioni che ci legano a loro come radici sotterranee. Si dice che ogni pozione sia allo stesso tempo una storia, un rimedio o una domanda, allora bevete Amore o Giustizia? Alex Cecchetti è un artista, poeta, pittore e performer italiano con sede a Parigi. Le sue performance e mostre sono state presentate nei musei di tutta Europa, tra cui il Centre Pompidou, il Jeu de Paume e il Palais de Tokyo a Parigi, le Serpentine Galleries di Londra, il MAXXI di Roma e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino. Nel 2017 due mostre personali al CCA Ujazdowski di Varsavia e alla Ferme du Buisson in Francia hanno presentato il suo ultimo lavoro “post mortem” Tamam Shud, che è diventato un romanzo omonimo. Nel 2018, Spike Island a Bristol (UK) e Void a Derry (IR) hanno ospitato mostre incentrate sulla sua ricerca sulle sculture musicali, At the gate of the music palace. Le Serpentine Galleries di Londra e la Triennale Teatro Milano presenteranno quest’anno Walking Backwards, un incantesimo di metamorfosi in un giardino.
www.alexcecchetti.com
settembre 18, 2019
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Nyamnyam


Teatro La pelanda 7 Settembre 2019 – Short Theatre 2019
Nyamnyam
8000 anni dopo
prima nazionale
in italiano, spagnolo e inglese
un progetto di Nyamnyam (Iñaki Alvarez e Ariadna Rodriguez)
versione site-specific per Short Theatre in collaborazione con Tania Garribba con Iñaki Alvarez, Ariadna Rodriguez e Tania Garribba ricerca luci in collaborazione con Ana Rovira ricerca suono in collaborazione con Nilo Gallego con il supporto di Lugar a Dudas, Cali, Colombia; Casa Aymat, Sant Cugat, Spain grazie a Aparamillon (Athens, Greece) Con il sostegno dell’Istituto Cervantes di Roma e di Institut Ramon Lull

8000 anni dopo è un’installazione performativa che nasce dall’interesse nell’indagare le origini dell’agricoltura in quanto punto di svolta che ha indirizzato, definendolo, il corso dell’umanità, costruendo una narrativa scientifica della preistoria, speculando e interrogando alcune ricostruzioni lineari e semplicistiche di ciò che è accaduto 8000 anni fa. Un titolo che definisce una cornice temporale precisa portandoci indietro nel passato ma senza specificare a quale “presente” ci si riferisce; una proiezione nel passato per speculare sul futuro. Si tratta di una pièce site-specific in grado di attivare la memoria del contesto attraverso diverse strategie, adattandosi a ciascun luogo e a coloro con cui collabora. Per fare questo la pièce segue tre linee discorsive parallele e formali: una installazione costruita durante la performance, una proiezione riguardante l’archeologia del luogo, e le storie intrecciate che vengono raccontate da un performer del luogo. Nyamnyam è un collettivo fondato nel 2012 dagli artisti Iñaki Alvarez and Ariadna Rodríguez. Unendo le loro formazioni e deformazioni in varie discipline, il loro lavoro intende promuovere la creazione, la diffrazione e lo scambio di conoscenze attraverso la condivisione delle strategie in ogni contesto glocal in cui lavorano. In questo incrocio di live art, pensiero critico, pedagogia e interazione sociale, creano interventi per attivare il tessuto di ciascun contesto in una prospettiva olistica, incorporando organismi, sistemi, ambienti, relazioni… Il biglietto di ingresso a WeGil è unico e giornaliero fino ad esaurimento posti delle sale
www.nyamnyam.net
settembre 18, 2019
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ISTANTANEE DELL’ASSURDO - BECKETT & BECKETT Jankowski


ISTANTANEE DELL’ASSURDO - BECKETT & BECKETT
Beckett & Beckett, rhinoceros gallery, Roma
Dal 12 Giugno 2019 al 23 Luglio 2019
ROMA
LUOGO: rhinoceros gallery
INDIRIZZO: via dei Cerchi 21
ORARI: tutti i giorni dalle 10 alle 22
COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 340 6430435
E-MAIL INFO: info@fondazionealdafendi-esperimenti.it
Istantanee dell’assurdo
Nel tremolante livore di anime smunte, da Ionesco a Beckett, le assurde visioni di un’altra azione visionaria. Essere Beckett e trasferire in iconici giorni felici le feluche assordanti di docenze metafisiche traslate dalla parola, che rende imperfetta la tonalità imposta di vaganti misteri. Legate tra loro da una &. Attoniti sofismi! Maschere nordiche! E golf dublinesi a difesa della cultura. (Alda Fendi) Bello come Beckett. Con i suoi capelli nivei. Un magnifico viso segnato dal tempo, temperato da quel senso opposto all’accondiscendere che ci regala i miasmi orrendi della vita ammorbiditi da un eterno ironico non sense. Assurdo come l’incomprensione. Duttile come un bambino. Bianco come i golf di Dublino Mi sazierò di ravanelli
Run from fear Fun from rear Oddio, che dirà la gente del teatro dell’assurdo??? (Raffaele Curi) Beckett & Beckett è la seconda tappa di Istantanee dell’assurdo, una ricognizione attraverso immagini, suoni, parole, dedicata al genio teatrale di Samuel Beckett, che prosegue il filo inaugurato da Eugène Ionesco – già protagonista di Ionesco, il Rinoceronte e Roma, action realizzata nel mese di maggio presso gli spazi di rhinoceros gallery, la galleria d’arte di rhinoceros, il palazzo progettato per Alda Fendi da Jean Nouvel, sede delle proposte e delle sperimentazioni artistiche e culturali della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti. Dopo aver accolto l’antico e il contemporaneo, ecco un Esperimento che è insieme approfondimento e riflessione sullo sguardo di Samuel Beckett, un’immersione nell’assurdo e nel surreale come punto di vista sul mondo. Beckett & Beckett si compone di due confluenze: una esposizione intitolata Tommaso Le Pera. Settanta foto di Giorni felici di Samuel Beckett e Lane da Dublino, una installazione di Raffaele Curi. Tommaso Le Pera. Settanta foto di Giorni felici di Samuel Beckett documenta il viaggio del “fotografo del teatro italiano” nel capolavoro dello scrittore irlandese, pubblicato e rappresentato per la prima volta nel 1961 e da allora oggetto di numerose realizzazioni. Davanti agli occhi sfilano le mise en scène più interessanti e affascinanti della scena italiana e internazionale: da Antonio Calenda a Robert Wilson, da Mario Missiroli ad Anna Marchesini a Claudio Jankowski. E ancora: Giampiero Solari, Riccardo Caporossi, Andrea Renzi, Giancarlo Cauteruccio, Marco Isidori. Settanta foto e dieci allestimenti di Giorni felici – Happy Days nella versione originale, tradotto poi in francese dallo stesso Beckett in Oh les beaux jours. Tra sagome di Beckett e bianchi golf “dublinesi”, l’installazione Lane da Dublino di Raffale Curi è una provocazione e un tributo al genio letterario irlandese. Un filo di lana bianca fa da trait d’unione crea un percorso, visibile e sotterraneo, tra le parti di questa action e tutti gli spazi espositivi di rhinoceros gallery.
Samuel Beckett, autore imprescindibile per capire la contemporaneità. Nato in una terra ricca di cultura e poesia, l’Irlanda, è anche artista di respiro internazionale. Scrittore geniale, è capace di comporre le sue opere indifferentemente in inglese e in francese e insieme, paradossalmente, è il sublime cantore dell’incomunicabilità. Celebre per i suoi testi, tra cui Aspettando Godot, Finale di partita, L’ultimo nastro di Krapp, le sue opere segnano una svolta decisiva nel teatro contemporaneo. Romanziere, ma soprattutto drammaturgo, premio Nobel per la letteratura nel 1969, amico di James Joyce, studioso di Dante ma anche ottimo giocatore di cricket, tanto che si dice sia l’unico Nobel ad essere anche inserito nel prestigioso Wisden Cricketers’ Almanack.
Giorni felici, Happy Days, sono quelli che la protagonista, Winnie, ricorda parlando con Willie, suo marito. Felici sono i giorni trascorsi, felice è il presente che trascorre in scena davanti ai nostri occhi, mentre lei è semisepolta nel terreno dal quale spunta solo il busto e infine la sola testa, in un impegno caparbio e costante per affrontare giornate che si ripetono sempre uguali e sempre vuote, ferme, in un monologo quasi assoluto. Winnie è il simbolo di un’umanità sfinita, che tuttavia si ostina a resistere, a riempire il silenzio. L’ottimismo della volontà che traspare dalle sue parole crea per contrasto un senso di drammaticità e desolazione che fa risaltare la minaccia del nulla che la invade, del nulla che è essa stessa. Film / Not Film
Un cine saggio di Ross Lipman su Film di Samuel Beckett con Buster Keaton Courtesy of Reading Bloom / Milestone Film Distribuzione: Reading Bloom / Milestone Film L’installazione Rhinoceros apud Saepta di Raffaele Curi (selezionata dall’ADI per il prestigioso premio Compasso d’Oro) ha avuto la sua prima sede presso l’Arco di Giano - dal latino ianus, passaggio - illuminata, come lo stesso Arco quadrifronte, dal premio Oscar Vittorio Storaro e da Francesca Storaro, lighting designer. Oggi l’installazione si trasferisce dall’Arco di Giano all’interno di rhinoceros gallery, passando dal rosso che caratterizzava l’action su Ionesco al bianco dedicato a Beckett. Courtesy of Reading Bloom / Milestone Film Distribuzione: Reading Bloom / Milestone Film
luglio 31, 2019
 

ISTANTANEE DELL’ASSURDO - BECKETT & BECKETT Sepe


ISTANTANEE DELL’ASSURDO - BECKETT & BECKETT
Beckett & Beckett, rhinoceros gallery, Roma
Dal 12 Giugno 2019 al 23 Luglio 2019
ROMA
LUOGO: rhinoceros gallery
INDIRIZZO: via dei Cerchi 21
ORARI: tutti i giorni dalle 10 alle 22
COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 340 6430435
E-MAIL INFO: info@fondazionealdafendi-esperimenti.it
Istantanee dell’assurdo
Nel tremolante livore di anime smunte, da Ionesco a Beckett, le assurde visioni di un’altra azione visionaria. Essere Beckett e trasferire in iconici giorni felici le feluche assordanti di docenze metafisiche traslate dalla parola, che rende imperfetta la tonalità imposta di vaganti misteri. Legate tra loro da una &. Attoniti sofismi! Maschere nordiche! E golf dublinesi a difesa della cultura. (Alda Fendi) Bello come Beckett. Con i suoi capelli nivei. Un magnifico viso segnato dal tempo, temperato da quel senso opposto all’accondiscendere che ci regala i miasmi orrendi della vita ammorbiditi da un eterno ironico non sense. Assurdo come l’incomprensione. Duttile come un bambino. Bianco come i golf di Dublino Mi sazierò di ravanelli
Run from fear Fun from rear Oddio, che dirà la gente del teatro dell’assurdo??? (Raffaele Curi) Beckett & Beckett è la seconda tappa di Istantanee dell’assurdo, una ricognizione attraverso immagini, suoni, parole, dedicata al genio teatrale di Samuel Beckett, che prosegue il filo inaugurato da Eugène Ionesco – già protagonista di Ionesco, il Rinoceronte e Roma, action realizzata nel mese di maggio presso gli spazi di rhinoceros gallery, la galleria d’arte di rhinoceros, il palazzo progettato per Alda Fendi da Jean Nouvel, sede delle proposte e delle sperimentazioni artistiche e culturali della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti. Dopo aver accolto l’antico e il contemporaneo, ecco un Esperimento che è insieme approfondimento e riflessione sullo sguardo di Samuel Beckett, un’immersione nell’assurdo e nel surreale come punto di vista sul mondo. Beckett & Beckett si compone di due confluenze: una esposizione intitolata Tommaso Le Pera. Settanta foto di Giorni felici di Samuel Beckett e Lane da Dublino, una installazione di Raffaele Curi. Tommaso Le Pera. Settanta foto di Giorni felici di Samuel Beckett documenta il viaggio del “fotografo del teatro italiano” nel capolavoro dello scrittore irlandese, pubblicato e rappresentato per la prima volta nel 1961 e da allora oggetto di numerose realizzazioni. Davanti agli occhi sfilano le mise en scène più interessanti e affascinanti della scena italiana e internazionale: da Antonio Calenda a Robert Wilson, da Mario Missiroli ad Anna Marchesini a Claudio Jankowski. E ancora: Giampiero Solari, Riccardo Caporossi, Andrea Renzi, Giancarlo Cauteruccio, Marco Isidori. Settanta foto e dieci allestimenti di Giorni felici – Happy Days nella versione originale, tradotto poi in francese dallo stesso Beckett in Oh les beaux jours. Tra sagome di Beckett e bianchi golf “dublinesi”, l’installazione Lane da Dublino di Raffale Curi è una provocazione e un tributo al genio letterario irlandese. Un filo di lana bianca fa da trait d’unione crea un percorso, visibile e sotterraneo, tra le parti di questa action e tutti gli spazi espositivi di rhinoceros gallery.
Samuel Beckett, autore imprescindibile per capire la contemporaneità. Nato in una terra ricca di cultura e poesia, l’Irlanda, è anche artista di respiro internazionale. Scrittore geniale, è capace di comporre le sue opere indifferentemente in inglese e in francese e insieme, paradossalmente, è il sublime cantore dell’incomunicabilità. Celebre per i suoi testi, tra cui Aspettando Godot, Finale di partita, L’ultimo nastro di Krapp, le sue opere segnano una svolta decisiva nel teatro contemporaneo. Romanziere, ma soprattutto drammaturgo, premio Nobel per la letteratura nel 1969, amico di James Joyce, studioso di Dante ma anche ottimo giocatore di cricket, tanto che si dice sia l’unico Nobel ad essere anche inserito nel prestigioso Wisden Cricketers’ Almanack.
Giorni felici, Happy Days, sono quelli che la protagonista, Winnie, ricorda parlando con Willie, suo marito. Felici sono i giorni trascorsi, felice è il presente che trascorre in scena davanti ai nostri occhi, mentre lei è semisepolta nel terreno dal quale spunta solo il busto e infine la sola testa, in un impegno caparbio e costante per affrontare giornate che si ripetono sempre uguali e sempre vuote, ferme, in un monologo quasi assoluto. Winnie è il simbolo di un’umanità sfinita, che tuttavia si ostina a resistere, a riempire il silenzio. L’ottimismo della volontà che traspare dalle sue parole crea per contrasto un senso di drammaticità e desolazione che fa risaltare la minaccia del nulla che la invade, del nulla che è essa stessa. Film / Not Film
Un cine saggio di Ross Lipman su Film di Samuel Beckett con Buster Keaton Courtesy of Reading Bloom / Milestone Film Distribuzione: Reading Bloom / Milestone Film L’installazione Rhinoceros apud Saepta di Raffaele Curi (selezionata dall’ADI per il prestigioso premio Compasso d’Oro) ha avuto la sua prima sede presso l’Arco di Giano - dal latino ianus, passaggio - illuminata, come lo stesso Arco quadrifronte, dal premio Oscar Vittorio Storaro e da Francesca Storaro, lighting designer. Oggi l’installazione si trasferisce dall’Arco di Giano all’interno di rhinoceros gallery, passando dal rosso che caratterizzava l’action su Ionesco al bianco dedicato a Beckett. Courtesy of Reading Bloom / Milestone Film Distribuzione: Reading Bloom / Milestone Film
luglio 31, 2019
 

ISTANTANEE DELL’ASSURDO - BECKETT & BECKETT Caporossi


ISTANTANEE DELL’ASSURDO - BECKETT & BECKETT
Beckett & Beckett, rhinoceros gallery, Roma
Dal 12 Giugno 2019 al 23 Luglio 2019
ROMA
LUOGO: rhinoceros gallery
INDIRIZZO: via dei Cerchi 21
ORARI: tutti i giorni dalle 10 alle 22
COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 340 6430435
E-MAIL INFO: info@fondazionealdafendi-esperimenti.it
Istantanee dell’assurdo
Nel tremolante livore di anime smunte, da Ionesco a Beckett, le assurde visioni di un’altra azione visionaria. Essere Beckett e trasferire in iconici giorni felici le feluche assordanti di docenze metafisiche traslate dalla parola, che rende imperfetta la tonalità imposta di vaganti misteri. Legate tra loro da una &. Attoniti sofismi! Maschere nordiche! E golf dublinesi a difesa della cultura. (Alda Fendi) Bello come Beckett. Con i suoi capelli nivei. Un magnifico viso segnato dal tempo, temperato da quel senso opposto all’accondiscendere che ci regala i miasmi orrendi della vita ammorbiditi da un eterno ironico non sense. Assurdo come l’incomprensione. Duttile come un bambino. Bianco come i golf di Dublino Mi sazierò di ravanelli
Run from fear Fun from rear Oddio, che dirà la gente del teatro dell’assurdo??? (Raffaele Curi) Beckett & Beckett è la seconda tappa di Istantanee dell’assurdo, una ricognizione attraverso immagini, suoni, parole, dedicata al genio teatrale di Samuel Beckett, che prosegue il filo inaugurato da Eugène Ionesco – già protagonista di Ionesco, il Rinoceronte e Roma, action realizzata nel mese di maggio presso gli spazi di rhinoceros gallery, la galleria d’arte di rhinoceros, il palazzo progettato per Alda Fendi da Jean Nouvel, sede delle proposte e delle sperimentazioni artistiche e culturali della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti. Dopo aver accolto l’antico e il contemporaneo, ecco un Esperimento che è insieme approfondimento e riflessione sullo sguardo di Samuel Beckett, un’immersione nell’assurdo e nel surreale come punto di vista sul mondo. Beckett & Beckett si compone di due confluenze: una esposizione intitolata Tommaso Le Pera. Settanta foto di Giorni felici di Samuel Beckett e Lane da Dublino, una installazione di Raffaele Curi. Tommaso Le Pera. Settanta foto di Giorni felici di Samuel Beckett documenta il viaggio del “fotografo del teatro italiano” nel capolavoro dello scrittore irlandese, pubblicato e rappresentato per la prima volta nel 1961 e da allora oggetto di numerose realizzazioni. Davanti agli occhi sfilano le mise en scène più interessanti e affascinanti della scena italiana e internazionale: da Antonio Calenda a Robert Wilson, da Mario Missiroli ad Anna Marchesini a Claudio Jankowski. E ancora: Giampiero Solari, Riccardo Caporossi, Andrea Renzi, Giancarlo Cauteruccio, Marco Isidori. Settanta foto e dieci allestimenti di Giorni felici – Happy Days nella versione originale, tradotto poi in francese dallo stesso Beckett in Oh les beaux jours. Tra sagome di Beckett e bianchi golf “dublinesi”, l’installazione Lane da Dublino di Raffale Curi è una provocazione e un tributo al genio letterario irlandese. Un filo di lana bianca fa da trait d’unione crea un percorso, visibile e sotterraneo, tra le parti di questa action e tutti gli spazi espositivi di rhinoceros gallery.
Samuel Beckett, autore imprescindibile per capire la contemporaneità. Nato in una terra ricca di cultura e poesia, l’Irlanda, è anche artista di respiro internazionale. Scrittore geniale, è capace di comporre le sue opere indifferentemente in inglese e in francese e insieme, paradossalmente, è il sublime cantore dell’incomunicabilità. Celebre per i suoi testi, tra cui Aspettando Godot, Finale di partita, L’ultimo nastro di Krapp, le sue opere segnano una svolta decisiva nel teatro contemporaneo. Romanziere, ma soprattutto drammaturgo, premio Nobel per la letteratura nel 1969, amico di James Joyce, studioso di Dante ma anche ottimo giocatore di cricket, tanto che si dice sia l’unico Nobel ad essere anche inserito nel prestigioso Wisden Cricketers’ Almanack.
Giorni felici, Happy Days, sono quelli che la protagonista, Winnie, ricorda parlando con Willie, suo marito. Felici sono i giorni trascorsi, felice è il presente che trascorre in scena davanti ai nostri occhi, mentre lei è semisepolta nel terreno dal quale spunta solo il busto e infine la sola testa, in un impegno caparbio e costante per affrontare giornate che si ripetono sempre uguali e sempre vuote, ferme, in un monologo quasi assoluto. Winnie è il simbolo di un’umanità sfinita, che tuttavia si ostina a resistere, a riempire il silenzio. L’ottimismo della volontà che traspare dalle sue parole crea per contrasto un senso di drammaticità e desolazione che fa risaltare la minaccia del nulla che la invade, del nulla che è essa stessa. Film / Not Film
Un cine saggio di Ross Lipman su Film di Samuel Beckett con Buster Keaton Courtesy of Reading Bloom / Milestone Film Distribuzione: Reading Bloom / Milestone Film L’installazione Rhinoceros apud Saepta di Raffaele Curi (selezionata dall’ADI per il prestigioso premio Compasso d’Oro) ha avuto la sua prima sede presso l’Arco di Giano - dal latino ianus, passaggio - illuminata, come lo stesso Arco quadrifronte, dal premio Oscar Vittorio Storaro e da Francesca Storaro, lighting designer. Oggi l’installazione si trasferisce dall’Arco di Giano all’interno di rhinoceros gallery, passando dal rosso che caratterizzava l’action su Ionesco al bianco dedicato a Beckett. Courtesy of Reading Bloom / Milestone Film Distribuzione: Reading Bloom / Milestone Film
luglio 31, 2019
 

ISTANTANEE DELL’ASSURDO - BECKETT & BECKETT Calenda


ISTANTANEE DELL’ASSURDO - BECKETT & BECKETT
Beckett & Beckett, rhinoceros gallery, Roma
Dal 12 Giugno 2019 al 23 Luglio 2019
ROMA
LUOGO: rhinoceros gallery
INDIRIZZO: via dei Cerchi 21
ORARI: tutti i giorni dalle 10 alle 22
COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 340 6430435
E-MAIL INFO: info@fondazionealdafendi-esperimenti.it
Istantanee dell’assurdo
Nel tremolante livore di anime smunte, da Ionesco a Beckett, le assurde visioni di un’altra azione visionaria. Essere Beckett e trasferire in iconici giorni felici le feluche assordanti di docenze metafisiche traslate dalla parola, che rende imperfetta la tonalità imposta di vaganti misteri. Legate tra loro da una &. Attoniti sofismi! Maschere nordiche! E golf dublinesi a difesa della cultura. (Alda Fendi) Bello come Beckett. Con i suoi capelli nivei. Un magnifico viso segnato dal tempo, temperato da quel senso opposto all’accondiscendere che ci regala i miasmi orrendi della vita ammorbiditi da un eterno ironico non sense. Assurdo come l’incomprensione. Duttile come un bambino. Bianco come i golf di Dublino Mi sazierò di ravanelli
Run from fear Fun from rear Oddio, che dirà la gente del teatro dell’assurdo??? (Raffaele Curi) Beckett & Beckett è la seconda tappa di Istantanee dell’assurdo, una ricognizione attraverso immagini, suoni, parole, dedicata al genio teatrale di Samuel Beckett, che prosegue il filo inaugurato da Eugène Ionesco – già protagonista di Ionesco, il Rinoceronte e Roma, action realizzata nel mese di maggio presso gli spazi di rhinoceros gallery, la galleria d’arte di rhinoceros, il palazzo progettato per Alda Fendi da Jean Nouvel, sede delle proposte e delle sperimentazioni artistiche e culturali della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti. Dopo aver accolto l’antico e il contemporaneo, ecco un Esperimento che è insieme approfondimento e riflessione sullo sguardo di Samuel Beckett, un’immersione nell’assurdo e nel surreale come punto di vista sul mondo. Beckett & Beckett si compone di due confluenze: una esposizione intitolata Tommaso Le Pera. Settanta foto di Giorni felici di Samuel Beckett e Lane da Dublino, una installazione di Raffaele Curi. Tommaso Le Pera. Settanta foto di Giorni felici di Samuel Beckett documenta il viaggio del “fotografo del teatro italiano” nel capolavoro dello scrittore irlandese, pubblicato e rappresentato per la prima volta nel 1961 e da allora oggetto di numerose realizzazioni. Davanti agli occhi sfilano le mise en scène più interessanti e affascinanti della scena italiana e internazionale: da Antonio Calenda a Robert Wilson, da Mario Missiroli ad Anna Marchesini a Claudio Jankowski. E ancora: Giampiero Solari, Riccardo Caporossi, Andrea Renzi, Giancarlo Cauteruccio, Marco Isidori. Settanta foto e dieci allestimenti di Giorni felici – Happy Days nella versione originale, tradotto poi in francese dallo stesso Beckett in Oh les beaux jours. Tra sagome di Beckett e bianchi golf “dublinesi”, l’installazione Lane da Dublino di Raffale Curi è una provocazione e un tributo al genio letterario irlandese. Un filo di lana bianca fa da trait d’unione crea un percorso, visibile e sotterraneo, tra le parti di questa action e tutti gli spazi espositivi di rhinoceros gallery.
Samuel Beckett, autore imprescindibile per capire la contemporaneità. Nato in una terra ricca di cultura e poesia, l’Irlanda, è anche artista di respiro internazionale. Scrittore geniale, è capace di comporre le sue opere indifferentemente in inglese e in francese e insieme, paradossalmente, è il sublime cantore dell’incomunicabilità. Celebre per i suoi testi, tra cui Aspettando Godot, Finale di partita, L’ultimo nastro di Krapp, le sue opere segnano una svolta decisiva nel teatro contemporaneo. Romanziere, ma soprattutto drammaturgo, premio Nobel per la letteratura nel 1969, amico di James Joyce, studioso di Dante ma anche ottimo giocatore di cricket, tanto che si dice sia l’unico Nobel ad essere anche inserito nel prestigioso Wisden Cricketers’ Almanack.
Giorni felici, Happy Days, sono quelli che la protagonista, Winnie, ricorda parlando con Willie, suo marito. Felici sono i giorni trascorsi, felice è il presente che trascorre in scena davanti ai nostri occhi, mentre lei è semisepolta nel terreno dal quale spunta solo il busto e infine la sola testa, in un impegno caparbio e costante per affrontare giornate che si ripetono sempre uguali e sempre vuote, ferme, in un monologo quasi assoluto. Winnie è il simbolo di un’umanità sfinita, che tuttavia si ostina a resistere, a riempire il silenzio. L’ottimismo della volontà che traspare dalle sue parole crea per contrasto un senso di drammaticità e desolazione che fa risaltare la minaccia del nulla che la invade, del nulla che è essa stessa. Film / Not Film
Un cine saggio di Ross Lipman su Film di Samuel Beckett con Buster Keaton Courtesy of Reading Bloom / Milestone Film Distribuzione: Reading Bloom / Milestone Film L’installazione Rhinoceros apud Saepta di Raffaele Curi (selezionata dall’ADI per il prestigioso premio Compasso d’Oro) ha avuto la sua prima sede presso l’Arco di Giano - dal latino ianus, passaggio - illuminata, come lo stesso Arco quadrifronte, dal premio Oscar Vittorio Storaro e da Francesca Storaro, lighting designer. Oggi l’installazione si trasferisce dall’Arco di Giano all’interno di rhinoceros gallery, passando dal rosso che caratterizzava l’action su Ionesco al bianco dedicato a Beckett. Courtesy of Reading Bloom / Milestone Film Distribuzione: Reading Bloom / Milestone Film
luglio 30, 2019
 

Chukrum - Petruska


Teatro Argentina 14 giugno 2019
Pétruska
coreografia e spazio Virgilio Sieni
musica Igor Stravinskij
interpreti Jari Boldrini, Ramona Caia, Claudia Caldarano Maurizio Giunti, Giulia Mureddu, Andrea Palumbo
luci Mattia Bagnoli
costumi Elena Bianchini
lo spettacolo è anticipato e introdotto da CHUKRUM (musica Giacinto Scelsi)
produzione Teatro Comunale di Bologna
Lo spettacolo si sviluppa intorno alla relazione tra marionetta e tragedia, gioco e archeologia: un ciclo di azioni sentimentali sulla natura del gesto e l’abilità di stare al mondo. La composizione musicale di Chukrum – che anticipa e introduce lo spettacolo – sembra addentrarsi nel “notturno del corpo” svelando piani percettivi che richiamano alla notte rivelatrice di un mondo di forze ancestrali, dell’origine. Quattro quadri introducono un altro punto di vista del fantoccio Petruska e delle sue vicende “umane”: uno sguardo sulla natura dell’uomo, dove il lato oscuro non è altro che l’essenza del corpo nel suo mostrarsi orfano di orpelli. Petruska getta un legame con l’impossibile. Tra noi e il vuoto, tra noi e il nascosto. Pétruska è una marionetta e non è una marionetta, convive nei due mondi, nelle due visioni e esperienze, trascendendo l’esistenza stessa dell’uomo per identificarsi con il gesto liberatorio. In cammino tra lazzi e innamoramento, tra gioco e tragedia, si dimentica della sua incorporeità e da angelo delle fiere e del divertimento apre uno squarcio nella vita. Ci permette di penetrare in quel tratto dell’immaginario dove l’essere marionetta ci guida nel vissuto: marionetta che disattiva con le sue movenze e le danze, l’inesorabile decadimento. Dunque, danzare fino alla fine del mondo, fin dal primo momento che già assapora di tragedia nonostante il clima festoso.
luglio 19, 2019
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Mix Salad


Teatro Tordinona 9 giugno 2019
MIX SALAD
di autori vari, con Aurora Di Marcantonio, Anna Rosa Baldini, Alessia Filiberti e Flaminia Fungo
luglio 03, 2019
 

One One One 2°parte


Palazzo delle Esposizioni spazio Buffalo 31 maggio 2019
ONE ONE ONE
concept e coreografia Ioannis Mandafounis
performer Alexander Staeger e Hazuki Kojima
Produzione Compagnia Ioannis Mandafounis
Coproduzione Prairie - Migros Cultural Percentage, Tanzfest 2015 con il sostegno di Città di Ginevra, Cantone di Ginevra, Swiss Art Council Pro Helvetia e Corodis - Lottery romande con il contributo di Istituto Svizzero Roma
Con One One One il pubblico è coinvolto in un’esperienza allo stesso tempo inquieta e risolutrice. I performer assorbono le emozioni dei singoli spettatori per restituirle in forma coreografica, instaurando una relazione molto stretta con lo sguardo e la postura di chi osserva. La performance cerca una connessione fisica e mentale con un’ ambiente non teatrale, aperto ad esplorazioni e trasgressioni di natura relazionale con il semplice allestimento di due linee sul pavimento e di due sedie per lo spettatore.
luglio 02, 2019
 

Declinazioni d'amore


Teatro Tordinona 27 Giugno 2019
DECLINAZIONI D’AMORE
Di Franca De Angelis, regia di Anna Cianca
Con: Enrico Catani, Nunzia Fabrizi, Alessia Filiberti, Cristina Finocchi, Antonio Gallelli, Piergiorgio La Rosa, Fabio Valerio.
luglio 02, 2019
 

WILLY WILLY


Palazzo delle Esposizioni spazio Buffalo 31 maggio 2019
WILLY WILLY
di e con Sigourney Weaver (Biagio Caravano/Daniela Cattivelli)
segni e oggetti di Edoardo Ciaralli
produzione Xing/Raum
Willy Willy è il nome di un forte vento che si manifesta nei territori desertici australiani il cui passaggio produce un bizzarro fenomeno conosciuto come dust devils: coni di sabbia e polvere che si alzano verso il cielo. Partendo dall’immaginario attivato da una ipotetica turbolenza atmosferica, Sigourney Weaver sviluppa uno scenario abitato da un simbolismo esploso, delineando una zona d’azione che astrae, delocalizza, trasforma le identità che l’attraversano. Willy Willy è un palinsesto performativo scandito dalla sperimentazione di dinamiche corporee e posture ignote, generate dalla collisione dei corpi con immaginari mediatici, forme, materiali, vissuti, oggetti e feticci transculturali.
luglio 01, 2019
 

Otto


Palazzo delle Esposizioni spazio Buffalo 30 maggio 2019
OTTO
progetto, realizzazione Kinkaleri / Matteo Bambi, Luca Camilletti,
Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco, Cristina Rizzo con Filippo Baglioni, Chiara Bertuccelli, Andrea Sassoli e Mirco Orciatici
produzione KLm / Kinkaleri in collaborazione con Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, Teatro Metastasio / ContemporaneaFestival, spazioK.Kinkaleri con il sostegno di Regione Toscana, Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Dipartimento dello spettacolo
Otto ha vinto il premio UBU prima del suo debutto nel 2002. L’anno in cui gli fu assegnato il premio, Kinkaleri era in giro con gli studi del lavoro sperimentando nuovi materiali di scena che venivano assemblati come in un montaggio cinematografico. Dopo 15 anni dal debutto, avvenuto il 16 gennaio 2003, Kinkaleri riporta in scena questo lavoro spinto dalla necessità di capire cosa ci sia ancora di vero in uno spettacolo che fa del “crollo” l’emblema di una nuova era. Una persona entra in scena e cade: una caduta che a distanza di anni tenta di rapportarsi con una nuova generazione, per capire se il crollo che era stato individuato in quegli anni duemila è ancora in divenire oppure se ci troviamo in un iceberg che si muove verso altre direzioni.
luglio 01, 2019
 

Jardin


Palazzo delle Esposizioni spazio Buffalo 30 maggio 2019
JARDIN
di e con Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi
costumi e oggetti Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi
Jardin per Palazzo delle Esposizioni è un intervento site-specific che nasce da Le Jardin, un lavoro coreografico che viene “riadattato” ogni volta allo spazio urbano che ospita la performance, come luogo simbolico per comunicare tra individui, oggi sempre più inseriti in uno spazio virtuale. I giardini sono luoghi ideali, simboli del piacere e del diletto, una connessione tra uomo e natura che culmina in un’eco nostalgica che richiama il Giardino dell’Eden. In Le Jardin due figure vagano in un paesaggio immaginario costantemente trasformato dai loro gesti: esaminano e plasmano l’ambiente imbarcandosi in una prova di forza tra loro e ciò che li circonda.
luglio 01, 2019
 

Musica per un giorno


Palazzo delle Esposizioni spazio Buffalo 1 giugno 2019
MUSICA PER UN GIORNO (DURATA 24 ORE)
performer Roberta Mosca, Canedicoda
Musica per un giorno è un appuntamento performativo della durata continuativa di 24 ore. Si svolge una sola volta l’anno e avrà un ciclo complessivo di 24 anni. Il progetto, al suo quarto appuntamento, ha origine da un lavoro audio di Canedicoda disponibile online: ottaven.bandcamp.com/album. Con la fusione tra Musica per un giorno registrata in un mese e l’operato performativo di Roberta Mosca si vuole offrire la possibilità di abitare fisicamente e mentalmente un arco di tempo di 24 ore come uno spazio unico. Né un concerto né una performance di danza: piuttosto un’occasione esplorativa e profondamente immersiva, alla ricerca di stati, condizioni, limiti ed opportunità percettive, con la volontà di creare uno spazio-tempo nuovo, scomodo o spiazzante e contemporaneamente riconoscibile, confortevole o familiare. La fruizione dell’azione diventa molto distesa, i tempi sono dilatati. La parola in qualche modo vietata cede il posto alla nostra voce interiore, all’osservazione, al respiro, all’attenzione per il sé.
giugno 19, 2019
 

One One One


Palazzo delle Esposizioni spazio Buffalo 31 maggio 2019
ONE ONE ONE
concept e coreografia Ioannis Mandafounis
performer Alexander Staeger e Hazuki Kojima
Produzione Compagnia Ioannis Mandafounis
Coproduzione Prairie - Migros Cultural Percentage, Tanzfest 2015 con il sostegno di Città di Ginevra, Cantone di Ginevra, Swiss Art Council Pro Helvetia e Corodis - Lottery romande con il contributo di Istituto Svizzero Roma
Con One One One il pubblico è coinvolto in un’esperienza allo stesso tempo inquieta e risolutrice. I performer assorbono le emozioni dei singoli spettatori per restituirle in forma coreografica, instaurando una relazione molto stretta con lo sguardo e la postura di chi osserva. La performance cerca una connessione fisica e mentale con un’ ambiente non teatrale, aperto ad esplorazioni e trasgressioni di natura relazionale con il semplice allestimento di due linee sul pavimento e di due sedie per lo spettatore.
giugno 19, 2019
 

Trame


Villa Celimontana 8 Giugno 2019
TRAME – Donne che tessono storie
20 DONNE. 20 OMBRE. 20 VOCI. 7 NAZIONALITA’. Ognuna con le proprie storie e con i propri mondi che si intrecciano tra immagini archetipiche e di vita quotidiana, musiche, lampi, canti e poesia. Narramondi – Corso di teatro comunitario 2019 è giunto al termine e lo spettacolo “TRAME Donne che tessono storie” è il frutto di questo percorso! Regia: SilviOmbre – Silvio Gioia. Coreografie, movimento scenico e canti: Daniela De Angelis. Musiche: Arianna Consoli e Gianfranco Giufà Galati
giugno 18, 2019
 

Anduma


Teatro Tordinona 13 Giugno 2019
ANDUMA - Schegge di memoria salutano l’estate
Un racconto per la famiglia vissuto a metà fra due mari, scritto, diretto e interpretato da Luca Milesi. Aiuto regia Maria Concetta Liotta. Video maker Francesco Sotgiu. "Anduma Luca! La strada è lunga..." Quando mio padre usava quell'espressione... dovevo sbrigarmi. Anni prima invece la fretta si era occupata di lui. Giusto il tempo di rubare il significato di Anduma poi di corsa, le gambe in spalla, per scappare dai mitragliamenti dei caccia o dalle retate dei nazifascisti. Quando d'estate guidava verso la spiaggia ogni albero della Via del Mare prendeva il nome di un amico che con lui, al tempo, era stato costretto a giocare alla roulette russa con la grande consolatrice. Avveniva un miracolo però, lo stesso che un tempo gli aveva salvato la pelle: la sua voce tranquilla liberava quei racconti dal grigio della morte, trasformandoli in una Memoria a schegge. Ecco perché non li ho mai dimenticati. Riemergono quando meno me l'aspetto, per farmi compagnia, anche ora che il padre sono io. Magari in una giornata di mare con mio figlio sull'altra sponda dell'Italia, dove il sole nasce e non affonda. Sono così vividi da sembrare freschi di giornata, la stessa giornata, quella di Anduma! Dedicato a Monica Brizzi
giugno 18, 2019
 

Senza Veli


Teatro Tordinona 12 Giugno 2019
Senza veli.
Cosa non si fa per comprare un divano
Con: Teresa Accetta, Annalina Argenio, Cinzia Ceramella, Maurizio Filippelli, Maria Chiara Graziano, Andrea Macchioni, Ersilia Martullo, Laura Serafini. Regia di Consuelo Cagnati
Ispirato ad una storia vera
giugno 18, 2019
 

LUNARIO TOTEMICO


TEATRO DI PORTA PORTESE 10 maggio 2019
LUNARIO TOTEMICO
10 colpi di (e)pistola in versi di Mario Lunetta e Gianni Toti
lettura scenica a cura di Marco Palladini
Con: Franco Mazzi e Marco Palladini
Con interventi al sax tenore di Claudio Mapelli
Con il patrocinio dell’associazione culturale La Casa Totiana
Un duello-duetto “sui massiminimi sistemi, attraver so la crisi epocale della lingua”. Una sparatoria e pistolo-poetica consumata tra l’estate del 1979 e la primavera del 1980 che oggi risuona come un Ufo linguistico-concettuale che arriva da un altro spaziotempo novecentesco, da un’avanguardia letteraria irriducibile e mai accademizzata, oggi pressoché travolta dall’onda della smemoria. Una riproposta per dovere etico-poetico e noetico, per far risentire la potenza di multi-linguaggio e di intelligenza antagonista di due autori poligrafi diversi e complementari, che sono stati la punta di lancia della più coerente ricerca letteraria indipendente, fuori dai gruppi, dai giochi di potere e dalle rendite di posizione. Mario Lunetta (1934-2017) e Gianni Toti (1924-2007) sono stati per me anche amici e maestri, certo non emulabili, ma fonte sicura di orientamento nel caotico e confuso paesaggio cultural-politico del presente. Questo testo bifronte va affrontato come una superba e sofisticata partitura di musica verbale da eseguire con rigore e con ironia, bilanciando la dimensione anche ludica del testo con una visione “ in cui la funzione poetica del linguaggio è la critica del pensiero”. Mi affianca in tale impresa Franco Mazzi , uno dei migliori attori del teatro sperimentale italiano degli ultimi 40 anni, e il sassofonista Claudio Mapelli, musicista della Titubanda, con cui ho più volte collaborato. Logos e Melos per una concert/azione possibilmente ‘allunettoticinante’.(m.p.)
maggio 22, 2019
 

Migrazioni

Teatro Tordinona 8 Maggio 2019
MIGRAZIONI
Senza confini Antigone non muore
scritto, diretto, interpretato da Ilaria Drago
musiche originali di Stefano Scatozza
Un progetto TEATRALE per riflettere sul valore dell’integrazione sociale, dell’accoglienza, della relazione attraverso l'attualizzazione del messaggio rivoluzionario contenuto nel mito di ANTIGONE.
Se aveste il coraggio di dire che la mia non è stata disobbedienza, ma il gesto preciso e degno e netto dell’Amore, della pietà, della compassione. Se non vi convenisse l’omertà barbara, il grido più acuto e superbo dell’ipocrisia, se non aveste paura di perdere le cose sciatte che avete intorno, il lusso lurido dell’indifferenza, se aveste il coraggio dell’accoglienza, se aveste il coraggio di dire che da oggi l’obbedienza non è più una virtù, alzereste con me avamposti d’amore! [Antigone] Cosa succede nel chiuso della grotta dove Antigone è stata sepolta viva da Creonte, punita per avere disobbedito all’editto che le vietava di onorare il corpo del defunto fratello Polinice e in attesa di una morte orribile? Quali fantasmi, paure, visioni si alternano nel buio inesorabile e umido di una caverna-carcere, in questo limbo fatale fra la vita e la morte? È all’interno di questo spazio virtuale, in questo spiraglio di non-racconto (l’Antigone di Sofocle verrà infatti incarcerata e la ritroveremo morta alla fine della tragedia) che si inserisce il lavoro della Compagnia Ilaria Drago: nella cupa terra di mezzo fra esistenza e trapasso, un’Antigone visionaria e potente parlerà di dignità umane negate, di tutti quegli infelici (di cui Polinice si fa emblema) che il potere di una politica indifferente, ostinata e cieca riduce a meri numeri di una statistica, tenuti in scacco da un’economia che consuma e svilisce la vita ammantandola di paura. Il potere non radicato nella sapienza diventa così ignorante e fine a se stesso: un asino, un essere grottesco e mostruoso, «il brutto che appesta ogni angolo di casa!».
Italia, Francia, Repubblica Ceca: cinque artisti dell’Unione Europea si uniscono per dare voce a chi non ce l’ha. Uno spettacolo che parla di diritti umani in senso ampio, quelli che oggi sentiamo sempre più a rischio: di chi sta ai margini della società, di chi muore in mare o viene rimpatriato, di chi vive per strada, dei torturati, dei carcerati, delle donne abusate, di chi non riceve degna sepoltura... Antigone solleva una domanda: è davvero così che deve andare la Storia? È realmente l’unica mappa possibile quella che ci prospettano, per cui la sola risposta che abbiamo è l’odio? O potremmo coltivare uno sguardo differente, avere una parola e un gesto diversi che come humus abbiano l’accoglienza, l’interazione, la relazione e provare a rompere i confini? Antigone non accetta questo unico mondo possibile in nome del sentimento più alto che si possa provare: l’Amore.

maggio 10, 2019
 

Beatrice risponde a Dante


Teatro Tordinona 9 Maggio 2019
BEATRICE RISPONDE A DANTE
scritto e diretto da Enrico Bernard
con Melania Fiore
con la partecipazione (in voce) di Aldo E. Castellani nel ruolo di Dante direzione tecnica e organizzativa Riccardo Santini
Una ballata. Una dichiarazione d'amore e di guerra. Una poesia che diventa prosa, un classico senza tempo che rifulge di modernità. Beatrice risponde a Dante, la donna parla all'uomo prima che al poeta. Un divertente, dissacrante e totalmente inedito confronto tra ragione e sentimento. PER LE RIME. Beatrice è davvero uno spirito purissimo ed eccelso tra i bagliori di luce superna? Macchè! Beatrice reclama la sua fisicità terrena, imputando al Sommo Poeta di averla trasferita in Paradiso per compiere una maestosa opera lirica che nasce dal sacrificio della femminilità. Beatrice si sente un poco stretta nel ruolo di donna-idolo della poesia stilnovista: le mancano le passioni e i desideri della sua natura umana e accusa la poesia di sublimare molto spiritualmente e realizzar poco fisicamente. Trasportata di peso e diciamolo! - un po' con violenza sul piano mistico e metafisico come la "donna del Paradiso", la lauda medievale da cui la Commedia trae qualche spunto, Beatrice costringe Dante a tornare coi piedi per terra, a guardare in faccia la realtà come del resto il Poeta stesso dice di voler fare nella sua "missione del vero". La Beatrice che Dante stesso ha imboccato con qualche rimprovero (Tanto gentile e tanto onesta pare... Come pare?!!) ora è un fiume in piena: non più trattenuta dal suo ruolo etereo, ma ritornata donna, affronta il suo uomo con le armi tipicamente femminili. Ed è scesa talmente in terra l'attualissima Beatrice di Bernard, che ora è una donna consumata dalla vita, più simile a quelle fragili e umanissime creature dell’universo di Tennesse Williams, con la bottiglia in mano, la battuta facile e svuotata di ogni idealizzazione stilnovistica, ci mostra l'aspetto umano e spogliato di ogni agiografia del poeta, la sua solitudine, il suo desiderio di vivere una passione forte mai ricambiata e quel senso di eterna attesa dell’uomo, che la rendono certamente una moderna Penelope impegnata a tessere rime e sbornie in un originalissimo divertissment che mescola sacro e profano nel linguaggio e nella struttura drammaturgica. Diretta da Enrico Bernard, la talentuosa Melania Fiore, attrice, drammaturga, danzatrice, pianista che vanta importanti riconoscimenti teatrali nazionali e collaborazioni con registi e autori di fama internazionale, vestirà i panni dell'appassionata Beatrice, in una sticomitía ritmata dalla poesia e dalla musica che accompagnerà il suo dialogo con il Poeta, la cui presenza sarà incarnata dalla voce di Aldo E. Castellani, in un viaggio mistico, filosofico e al contempo incandescente nel delicato universo del rapporto uomo-donna. Enrico Bernard
maggio 10, 2019
 

GENTILI RISORSE


Teatro Tordinona 5 Maggio 2019
Apulia a.t.c. presenta
“GENTILI RISORSE”
di Gabriella Olivieri
con Stefania Benincaso e Gabriele Vincenzo Casale
Regia di Gabriella Olivieri
Voce Off Monica De Romita
Scenografia, luci e grafica Giulia Vitulli Comunicazione e promozione Up2Lab Ufficio stampa Rocchina Ceglia
Il testo è stato vincitore, nel 2013, del Premio Fersen alla Drammaturgia e del Premio speciale Francesco De Lemene del concorso Lago Gerundo della città di Paullo. L’input del progetto arriva all’autrice da una mail di risposta automatica, ricevuta dopo invio di un curriculum per una posizione lavorativa. La mail iniziava proprio con “Gentile risorsa”. Ne è scaturita, così, una profonda riflessione su cosa voglia dire realmente scrivere un curriculum, sul valore delle informazioni che esso contiene, su quanto un essere umano possa riuscire a mantenere una tridimensionalità o quanto rischi di appiattirsi lentamente diventando una “risorsa” che sfoggia numeri. Scrivere un curriculum significa entrare in un meccanismo che potrebbe non restituirgli mai il suo spessore, perduto in quei dati che lo rappresentano solo in minuscola parte. Lo spettacolo si snoda in un non-spazio e in un non-luogo dove si avvicendano personaggi e maschere diverse, le cui storie ruotano attorno a un unico grande tema: il proprio curriculum vitae, ossia la propria collocazione tra le persone, prima ancora che nel mondo del lavoro. In un’atmosfera perennemente borderline, tra l’onirico e il realistico, si ritrovano situazioni che hanno come perno fondamentale la ricerca da parte di un’intera generazione del proprio posto nel mondo, che sembra, sempre e comunque, inafferrabile. Lo spettacolo è costituito non da una storia, ma da highlights, non da veri e propri personaggi, ma da maschere bidimensionali, che non raccontano una vicenda strutturata, ma danno impulsi elettrici, emozioni e rovesciano sensazioni. È una torre di Babele, un caos di situazioni simili a quelle che quasi tutte le persone tra i 25 e 35 anni, oggi in Italia, si sono trovate almeno una volta ad affrontare. Situazioni deformate, rese grottesche, surreali, ma tanto vicine alla diffusa sofferenza di questa generazione.
Note di regia
Stefania Benincaso e Gabriele Casale si alternano nell’indossare, metaforicamente, le varie maschere presenti nel testo. All’inizio dello spettacolo veniamo catapultati di fronte ad un surreale colloquio di lavoro che avviene per errore, tra due persone sbagliate, che non si sono scelte e che non sanno comunicare tra loro. In scena una giovane donna impacciata e socialmente disadattata e un uomo d’azienda, l’una stralunata, allegra, curiosa, l’altro serioso, cupo, saccente: lei liquida, lui solido. Tutta l’energia è basata sulla forza del dialogo grottesco e sardonico. Il tempo viene scandito da una voce off che incalza continuamente i protagonisti, li condiziona, li giudica. Andando avanti, i personaggi si mescolano l’uno con l’altro, i passaggi sono più veloci, più fluidi e vogliono rappresentare una stagione della vita diversa, i trent’anni, quelli dei tentativi di relazione, quelli della prima stanchezza, quelli in cui la liquidità inizia a diventare un peso sempre più difficile da sopportare. Quando la dissoluzione diventa assoluta, i due interpreti si ricompongono per l’ultimo quadro che, in una struttura circolare, riprende quello iniziale: il figlio dell’elegante selezionatore della prima scena fa un colloquio di lavoro con la stessa strampalata e buffa ragazza dell’incipit, ormai cresciuta, e diventata consapevole, professionista, perfida… solida. Ben più cinica di chi l’ha preceduta, nella logica per cui un aguzzino che è stato vittima per lungo tempo è doppiamente più spietato.
maggio 07, 2019
 

NON C'È POSTO PER TRE

Teatro Tordinona 28 Febbraio 2019
NON C'È POSTO PER TRE
di Vito De Girolamo e Carlo Loiudice
con Vito De Girolamo, Claudia Lerro e Carlo Loiudice
Compagnia DeLoi
Gianni, uno scrittore in cerca di un editore che voglia pubblicare il suo ultimo romanzo, maniaco della pulizia e dell’ordine, divide, a Roma, un appartamento in affitto con Alfredo, aspirante cantante lirico, costretto a vestirsi da papero per animare feste di bambini per potersi pagare gli studi di canto.
Il consolidato menage domestico dei due viene stravolto dall’arrivo di Sara, un’affascinante backpacker, una viaggiatrice con zaino in spalla e sacco a pelo, arrivata a Roma per incontrare, per la prima volta, l’amore della sua vita conosciuto su Tinder! A causa di un equivoco, Sara si piazza per tre giorni in casa di Gianni e Alfredo occupando dapprima il divano e poi spodestandoli della loro camera da letto.
Se tra Alfredo e Sara è subito intensa, tra Gianni e l’ospite non gradita è subito odio. Incomprensioni, situazioni comiche e grottesche, esilaranti colpi di scena fanno di “Non c’è posto per tre” uno spettacolo che garantirà agli spettatori un pieno di risate.
maggio 05, 2019
 

THE PRUDES



Teatro Off/Off 26 aprile 2019
THE PRUDES
di Anthony Neilson con Carlotta Proietti Gianluigi Fogacci regia Gianluigi Fogacci
scene e costumi Susanna Proietti aiuto regia Maria Stella Taccone musiche originali Giovanni Mancini
Chi sono i Prude? James si presenta al pubblico come James Prudes, ma subito viene corretto da Jessica che tiene a rettificare che loro non sono sposati e che quindi loro non sono i Prudes come recita il titolo, parola che in inglese significa puritani, moralisti, di morigerati costumi, che hanno in odio scandalizzare…
Tuttavia questa strana coppia si presenta sul palcoscenico di un teatro pieno di spettatori per inscenare o vivere, non ci è dato sapere, il loro dramma di coppia, come una seduta terapeutica collettiva. Al centro di questo dramma il calo di desiderio di James che non riesce più ad avere rapporti con la sua amata Jessica da molto tempo e che se fallirà anche questa ultima chance, cioè consumare un rapporto davanti ad una platea, nel più puro spirito esibizionistico, sarà abbandonato da Jessica che non intende passare il resto della sua vita senza sesso. Ecco che l’ironia del titolo si affaccia prepotentemente non appena al pubblico verrà spiegata la situazione, ma come si può facilmente prevedere l’espediente scelto non darà i frutti sperati. Ecco che inizia allora un gioco al massacro, dove emergono vecchie ruggini, cose non dette che feriscono, giochi di travestimenti e colpi di scena che fanno via via dubitare di chi siano veramente queste persone o personaggi. E se fossero due attori che cercano nuove ispirazioni attraverso un anomalo materiale drammaturgico, guidati da un’invisibile regia? E che ruolo ha il pubblico che viene continuamente coinvolto, come se i personaggi sul palco cercassero di tirare a sé le sue simpatie e un giudizio favorevole, come in una moderna e borghese agorà? IL gioco teatrale o meta teatrale che dir si voglia si fa sempre più sofisticato, esplora anche i meandri linguistici che caratterizzano le due differenti personalità, fino a farci pensare che sia proprio questo il motivo del calo del desiderio, e il finale invero farsesco non ci deve trarre in inganno sulla durezza dello scontro e sulla profondità della riflessione sulle problematiche di coppia.
maggio 02, 2019
 

STRINGIMI CHE FA FREUD



Teatro degli Audaci 28 Aprile 2019
STRINGIMI CHE FA FREUD
di Alessandra Merico
con Alessandra Merico, Alessandro Salvatori, Vanina Marini, Patrizio Cigliano Regia Vanessa Gasbarri
Oscar e Letizia, dopo qualche anno dal matrimonio, cercano di avere un figlio e, dopo svariati tentativi, decidono di rivolgersi a Gabriel, un sessuologo amico di famiglia che cerca di aiutare la coppia facendole esplorare le diverse sfaccettature della sessualità alla ricerca di una gravidanza tanto desiderata e della felicità coniugale. Oscar ha una mentalità un pò chiusa, viene dalla provincia ed è più restio ai cambiamenti, Letizia è più curiosa ed è disposta a sperimentare qualsiasi cosa pur di riuscire a rimanere incinta. Ma la loro vita coniugale sarà stravolta dall’arrivo di Ambra, una ragazza simpatica e molto spregiudicata, amica di infanzia di Oscar, che, dopo essersi lasciata con la sua compagna, chiederà ospitalità alla coppia. La convivenza tra i tre, difficilmente gestita dall’aiuto di Gabriel, sarà fonte di equivoci, malintesi, molte complicazioni e risate che porteranno però i protagonisti a capire meglio sé stessi e i loro rapporti. Uomini e donne alle prese con le loro fantasie sessuali: una commedia ironica in cui, con leggerezza, si affrontano paure e desideri di ognuno, mentre l’imbarazzo cade col sorriso e riesce facilmente ad essere superato proprio perché dichiarato.
maggio 01, 2019
 

AVALANCHE



Teatro India, 14 aprile 2019
AVALANCHE
di Marco D'Agostin
con Marco D’Agostin, Teresa Silva
suono Pablo Esbert Lilienfeld luci Abigail Fowler movement coach Marta Ciappina vocal coach Melanie Pappenheim direzione tecnica Paolo Tizianel cura e promozione Marco Villari
coprodotto da Rencontres Choréographiques Internationales de Seine-Saint-Denis, VAN Marche Teatro, CCN de Nantes con il supporto di O Espaco do Tempo, Centrale Fies, PACT Zollverein, CSC/OperaEstate FestivalTanzhaus Zurich, Sala Hiroshima, ResiDance XL Una creazione che, oltre ad essere la testimonianza di un giovane autore già alla ribalta della scena internazionale, offre la possibilità di riflettere sull’ossessione tutta contemporanea dell’accumulo, dell’archivio, dell’elenco di cose e fatti che amplifica a dismisura la percezione del corpo come custode della memoria.
In Avalanche i due esseri umani protagonisti vengono osservati da un occhio ciclopico come antiche polveri conservate in un blocco di ghiaccio. Sono Atlanti che camminano all’alba di un nuovo pianeta, dopo essersi caricati sulle spalle la loro millenaria tristezza. Tutto quello che non è sopravvissuto agisce, invisibile, su tutto ciò che invece è rimasto e che viene rievocato come regola, collezione, elenco di possibilità. La danza si pone in una costante tensione verso l’infinito dell’enumerazione, alla ricerca accanita di un esito, di una risoluzione, interrogando la questione del limite e dunque, in ultima istanza, della fine. Gli occhi socchiusi, come a proteggere lo sguardo dalla luce accecante di un colore mai visto, afferrano l’abbaglio di un’estrema possibilità: una terra di sabbia e semi sulla quale qualcuno imparerà nuovamente a muoversi, dopo che anche l’ultimo archivio sarà andato distrutto.
aprile 22, 2019
 

Alla ricerca del tempo perduto



Off/Off Theatre, 12 aprile 2019
Alla ricerca del tempo perduto
Di Marcel Proust, testo e interpretazione Duccio Camerini, regia Pino Di Buduo Spazio scenico, disegno luci e video Stefano Di Buduo. Teatro Potlach – La Casa dei Racconti
Duccio Camerini presenta per la prima volta l’adattamento teatrale dell’intera opera di Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto (À la recherche du temps perdu), vestendo gli abiti dell’autore e dei personaggi che gli ruotano intorno, immerso in scenografie digitali firmate dal video designer Stefano Di Buduo e diretto da Pino Di Buduo. Duccio Camerini e Pino di Buduo prendono il più lungo libro mai scritto (composto da 7 libri: La strada di Swann, All’ombra delle fanciulle in fiore, I Guermantes, Sodoma e Gomorra, La prigioniera, La fuggitiva, Il tempo ritrovato) e ne traggono un racconto fulminante, un viaggio dell’io, una storia che è anche un’enciclopedia di storie, un punto di vista su com’è fatto – e come dovrebbe essere fatto - il mondo. L’educazione esistenziale, sentimentale e sessuale di un ragazzo che si scoprirà scrittore, resa in un racconto sugli uomini e sul tempo, che poi è la malattia che li perseguita. Uno dei più grandi esperimenti letterari di sempre viene così messo in scena non come un bozzetto della “belle epoque”, lussi ed eccessi, bensì come il percorso di un’anima, la cui ironia, violenza, tenerezza, ci riguardano profondamente. Perché la “Recherche” è un grande romanzo-provocazione di fine millennio, che affonda in un’epoca di transizione, sfuggente e inafferrabile proprio come la nostra, adesso.
Nota di regia
La ricerca del Teatro Potlach sulla “memoria”, partito con "Le città invisibili" di Italo Calvino, va avanti da tanti anni. Quando Duccio Camerini mi ha chiesto di lavorare insieme su “Alla ricerca del tempo perduto”, ho detto subito istintivamente sì. Perché si? Con Proust si affronta un lavoro pieno di stimoli profondi, che spinge oltre i propri limiti e fa abbattere margini che il tempo aveva scrupolosamente edificati. A me interessa quando un autore, un'opera letteraria, un pensiero ci entra così dentro, ci trascina nella tempesta, distruggendo e costringendo a ricostruire, facendoci scoprire nuovi approdi. Di conseguenza ho scelto un setup digitale per creare un ambiente visivo con il quale Proust può dialogare, un partner virtuale che crea resistenze, associazioni, equivalenze, contrazioni e dilatazioni, spazi temporali, e che permetta allo spettatore di immergersi nella situazione dove ogni quadro è spazio e ricordo che riemerge. Marcel/Proust entra ed esce dalla sua stanza, non trova pace, vive in una specie di dormiveglia esistenziale, sente la fine avvicinarsi e vuole scrivere, scrivere, scrivere. Un viaggio nella memoria e nell’immaginazione, nel tempo e nello spazio e nel nostro futuro.
aprile 16, 2019
 

OPHELEIA

Teatro Palladium 6 Aprile 2019
OPHELEIA
Ofelia aiuta Ofelia danza e coreografia Alessandra Cristiani azione Sabrina Cristiani musica Iva Bittova, Claudio Moneta luci Gianni Staropoli produzione Lios Non c’è la pretesa di ricostruire il personaggio shakespeariano, di addentrarsi nella nota trama della tragedia. La figura di Ofelia è un ingresso al vertiginoso silenzio dell’umano. Non si tratta dell’ofelico, non si espone alla maniera di Ofelia. Non è una presa di posizione, quanto un cedere all’evidenza di una natura data universalmente, che si aggrappa alla percezione di sé come unica realtà con la quale dialogare. Ofelia è la creatura invisibile, circondata da occhi che non sono disposti a “vederla”. Lei stessa è “cieca” e impropria per un acuto dolore del mondo. È una debolezza. È una sospensione temporale, oppure un ingorgo emotivo. È un corpo rubato. Non sono attratta dal cliché che la celebra, ma forse la nasconde, quanto da quel deposito umano che dal fondo inesorabilmente la invoca. Opheleia è una visione, un’iniziazione al sacrificio. Quell’eco fa riemergere un accordo antico. Opheleia è uno specchio in cui riflettersi. È Ofelia che aiuta Ofelia; è un luogo carnale in cui abitarsi. Si insinua sotto pelle l’enormità di un destino o di un destinarsi a…
aprile 09, 2019
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WOP

Teatro Lo Spazio 31 MARZO 2019
WOP
Quando gli italiani erano WithOutPassport
Spettacolo scritto diretto e interpretato da: Oriana Fiumicino
Musiche di: Roberto Pentassuglia
Percussioni e Sand artist Donatello Pentassuglia
Genere: Teatro di narrazione

Sinossi: Il testo si ispira alla vera storia di Maria Petrucci, emigrata da un generico sud d’Italia in America, nei primi anni del ‘900. Lo spettacolo racconta del viaggio stremante che milioni di italiani hanno affrontato per raggiungere l'America. La voce narrante è quella di Maria, che guida lo spettatore prima su una nave carica di povera gente ricca solo di sogni e aspettative per un futuro migliore, poi a New York terra di transito per chi come lei ha già un biglietto e un posto di lavoro in Colorado. Maria infatti, insieme al marito Tommaso, si trasferiscono a Ludlow, dove l’uomo lavora come minatore per la Colorado Fuel and Iron di proprietà di Rockefeller Jr. La protagonista racconta la dura vita nelle miniere, le difficili condizioni economiche e lo sfruttamento degli emigranti. Gli italiani sono letteralmente taglieggiati dalla società mineraria che impone loro bassi salari, nessun risarcimento in caso di infortunio o di morte, nessuna assistenza sanitaria in caso di malattia provocata dallo stesso lavoro in miniera. In particolare la voce narrante racconta quello che viene comunemente definito “il massacro di Ludlow” e di cui Maria Petrucci è stata tragicamente protagonista. Nell’aprile del 1914, a seguito di un grande sciopero durato nove mesi e che aveva l’obiettivo di migliorare le precarie condizioni di oltre 11.000 lavoratori in tutto lo stato del Colorado, le guardie, assoldate dal magnate americano Rockfeller Jr., aprono il fuoco nella tendopoli di Ludlow dove vivevano centinaia di minatori con le loro famiglie. Nel massacro persero la vita 26 persone di cui 11 erano bambini, tra quest'ultimi anche i tre figli di Maria a e Tommaso Petrucci, rimasti soffocati in una buca in cui avevano trovato rifugio. Informazioni: La durata è di circa 50'. La narrazione si avvale delle musiche originali eseguite dal vivo dal chitarrista Roberto Pentassuglia.
aprile 07, 2019
 

Settimo cielo

Teatro India, 27 marzo 2019
SETTIMO CIELO
di Caryl Churchill
traduzione Riccardo Duranti
regia Giorgina Pi
con Michele Baronio, Marco Cavalcoli, Sylvia De Fanti, Tania Garribba
Aurora Peres, Xhulio Petushi, Marco Spiga
scene Giorgina Pi
costumi Gianluca Falaschi
musica, ambiente sonoro Collettivo Angelo Mai
luci Andrea Gallo
un progetto di Bluemotion
produzione Teatro di Roma - Teatro Nazionale, 369gradi, in collaborazione con Angelo Mai

Un esempio di teatro felicemente “resistente”, con alle spalle un Premio Ubu, la realtà romana dell’Angelo Mai ritorna in scena, reduce dal grande successo di critica e pubblico della scorsa stagione, con Settimo cielo, capolavoro del 1979 della drammaturga inglese Caryl Churchill, per la regia di Giorgia Pi, Un viaggio tra le politiche del sesso vissuto da un gruppo familiare, prima catapultato nell’Africa coloniale di fine Ottocento, poi nella Londra swinging della rivoluzione sessuale in piena ribellione punk anni Settanta (una traversata temporale di solo 25 anni). Mai rappresentata prima in Italia, la commedia conserva il sapore di certe ambientazioni di Derek Jarman; l’impeto del movimento delle donne e degli omosessuali di quegli anni in Inghilterra, con Margaret Tatcher che proprio nel 1979 diventa Primo Ministro; il fervore della ricerca di nuove forme in sostituzione dell’immagine stereotipa della coppia e della famiglia, per rappresentarne le istanze più aggiornate. Infatti, i personaggi vivono un tentativo di ridefinizione delle proprie identità, provano a superare i ruoli che gli sono stati assegnati, in un continuo parallelo tra oppressione coloniale e sessuale. Immerso in una dimensione queer e punk, Settimo Cielo deborda tra continenti e secoli: «essere quello che si vuole essere, non quello che si può. È il divenire postumano che modifica luoghi e relazioni», riflette la regista Giorgina Pi.
aprile 07, 2019
 

Messico e nuvole

Teatro Lo Spazio 22 MARZO 2019
MESSICO E NUVOLE
Con Caterina Casini
Musiche a cura di Sonia Maurer
Questo è il racconto di un Messico passionale, generoso, sensuale e drammatico, surreale e inquieto, narrato dopo aver conosciuto i suoi artisti, pittrici e pittori, poeti, fotografe e cineasti, seguendo il filo costruito dai meravigliosi scatti fotografici realizzati negli anni ‘30 e ‘60 da Henri Cartier Bresson.
Diceva Cartier Bresson: “Non è la mera fotografia che mi interessa. Quel che voglio è catturare quel minuto, parte della realtà”. Seguendo questa metodologia , e attraversando gli autori messicani, il realismo magico sudamericano ma anche la crudezza de “Las Muertas”, racconto di Jorge Ibargüengoitia, da cui nasce la parte più dura dello spettacolo (il personaggio di una prostituta che vive tra Messico e Texas) si costruisce questo pazzle, che è immagine d’insieme e nel contempo attimo per attimo, particolare storia, particolare emozione, per dare al pubblico una sensazione profonda di una terra altra e così immaginifica.
La forza che il Messico esprime, la libertà dei suoi personaggi, e in primo piano delle donne tra cui Frida Khalo e Tina Modotti, di vivere in pieno la propria umanità nell’ironia nello splendore e nel dolore, la creatività che sa innalzarsi a grandissima arte senza perdere la sua radice fantastica e popolare, sono i segni fondamentali del dipinto che Caterina Casini realizza evocando per il pubblico memorie e fantasie.
Narrazione nata per la mostra su Cartier Bresson “Mexican notebooks” a Sansepolcro nel 2008, presso Palazzo Pichi Sforza, poi presentato per il ciclo “Letteratura del delirio” al Teatro Alla Misericordia di Sansepolcro (2014-2016), al Teatro Cometa Off di Roma, al Fringe Festival di Roma. A marzo 2019 a Teatri d’Imbarco di Firenze, e dal 20 al 23 marzo a Teatro Lo Spazio di Roma.
aprile 03, 2019
 

Truman Capote

Off/Off Theatre 17 marzo 2019
Florian Metateatro Centro di Produzione Teatrale
TRUMAN CAPOTE
di Massimo Sgorbani
con
Gianluca Ferrato
regia
Emanuele Gamba
Il lato oscuro di un’America che altri – prima, insieme e dopo di lui – hanno esplorato.
La paura dello sconosciuto che minaccia la tua famiglia e la tua proprietà. La paura (e insieme l’attrazione) che suscita il “diverso”, ma anche la paura che lo stesso diverso prova sentendosi tale e tentando di essere accettato, salvo scoprirsi in extremis “tollerato” (come diceva Pasolini) solo ipocritamente, e riappropriandosi dell’unica identità che, a ben vedere, gli è stata realmente concessa: quella di intruso, di presenza minacciosa.
aprile 03, 2019
 

Il figlio della tempesta

TEATRO BIBLIOTECA QUARTICCIOLO 28 febbraio 2019 Prosa, Concerto
Il FIGLIO DELLA TEMPESTA
Musiche, parole e immagini dalla Fortezza
concerto spettacolo per i trent’anni della Compagnia della Fortezza
di e con Andrea Salvadori e Armando Punzo | regia Armando Punzo
produzione Studio Funambulo | Carte Blanche/Compagnia della Fortezza | con il sostegno di Idealcoop Coperativa Sociale e Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra

“…se si vuole comprendere i segreti dell’Universo bisogna pensare in termini di Energia, Vibrazioni e Frequenze…” Nikola Tesla “Il Figlio della Tempesta” non un semplice concerto, ma un progetto musicale-performativo che rielabora l’intero universo iconografico, sonoro ed emozionale della Compagnia della Fortezza. Attraverso uno studio sui caratteri dell’energia e delle frequenze della creazione, Andrea Salvadori, drammaturgo musicale della compagnia, intesse una drammaturgia composita e suggestiva, fatta di musica e immagini insieme con Armando Punzo, regista Architetto dell’Impossibile ed alcuni degli attori della Fortezza. Per la prima volta insieme in questa rete fatta di parole, presenze e musica Punzo, Salvadori e gli attori detenuti vanno al cuore della ricerca musicale e performativa, creando un concerto spettacolo che celebra i 30 anni della Fortezza
“Il Figlio della Tempesta” è dunque un progetto molto speciale, che, proprio in occasione dei trent’anni della Compagnia della Fortezza, porterà in scena l’indissolubile rapporto tra parole e suono che si crea ogni volta che uno dei più eclettici compositori per la scena italiani e uno dei registi più visionari lavorano insieme, dentro il carcere di Volterra, quando le note della musica riempiono lo spazio, entrano nelle vene e nel cuore, riverberano con le parole e le visioni artistiche si concretizzano nei corpi degli attori. “Il Figlio della Tempesta” è un susseguirsi incalzante di musiche, parole e immagini per un allestimento speciale, pensato come un affascinante viaggio nella storia della Compagnia della Fortezza e che qui attinge.
Andrea Salvadori è compositore, musicista, sound designer e produttore discografico. Concepisce il lavoro in termini di opera d’arte totale, innestando e inscrivendo la sua ricerca sul suono e sulla musica all’interno della drammaturgia di opere complesse, intervenendo così nel disegno dello spazio e della testualità, oltre che in quello sonoro, con l’obiettivo di costruire delle vere e proprie atmosfere, mondi sonori e visivi dal segno fortemente immaginifico. L’inclinazione all’autorialità e all’eclettismo e la sua propensione alla scrittura per immagini lo hanno condotto quasi “naturalmente” al teatro – in particolar modo a quello di Armando Punzo .
marzo 18, 2019
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Dialago tra Prometeo e Sisifou...

Teatro Tordinona 10 Marzo 2019

DIALOGO TRA PROMETHEU E SISIFOU INTORNO AL FEGATO CON LE CIPOLLE
di Gianluca Riggi
con Riccardo Cananiello Gianluca Riggi Lorenzo Affronti

Prometheu e Sisifou in questa messa in scena teatrale divengono due maschere di Commedia dell'Arte. I due personaggi della mitologia greca che osarono sfidare il padre Zeus si incontrano una volta all'anno, ognuno dei due è alle prese con la pena immortale che gli è stata assegnata per espiare la propria colpa, e se Sisifou è condannato a spingere il masso, che nel frattempo è stato sostituito dalla Terra stessa, per via delle vene varicose di Atlantide, Prometheu è alle prese con il proprio fegato da cucinare, tutti vogliono che venga preparato con le cipolle,“il fegato è mio e lo cucino come dico io”, il corvo dovrà cibarsene, quindi, ma senza cipolla. Prometheu e Sisifou aprono una disquisizione ironica, al limite del filosofico sulla differenza tra aglio e cipolla, Prometheu difende il primo, Sisifou preferisce la seconda probabilmente. Prometheu, con l'aiuto di Sisifou, oltre al fegato, che però non saranno loro a mangiare, cucina un'allettante cenetta che verrà, poi, offerta al pubblico. L'azione dello spettacolo è scandita dalla preparazione in tempo reale di una pasta alla carbonara. Una terza maschera di Commedia dell'Arte si affaccia di tanto in tanto ad interrompere il loro continuo parlare apparentemente senza senso, è Momo, il corvo, che porta con sé le cipolle nella speranza che Prometheu le aggiunga al fegato; con l'entrata di Momo la conversazione a tre diviene ancora più surreale e grottesca. I tre personaggi si interrogano continuamente sul senso della vita, l'esistenza di Dio, la felicità del vivere umano, ma ogni volta non potendo e non sapendo rispondere tornano al cibo, alla sfida perpetua ed eterna tra l'aglio e la cipolla, l'unico vero argomento che sembra tenerli vivi.
Giochi di parole, gag, piccole acrobazie, e lazzi, gli elementi fondanti di questa piece in chiave di Commedia dell'Arte. L'azione scenica si svolge su di una pedana dove verrà allestita una piccola cucina, con un tavolo e due sedie, una sfera da equilibrismo (la Terra) su cui si sposta Sisifou, invece di spingerla, questi i semplici elementi tra i quali i due protagonisti si muovono. Le entrate di Momo, anche cambiando di aspetto, creano disturbo nella routine dei due condannati all'immortalità della pena. una produzione SemiVolanti
marzo 18, 2019
 

Storia di un'amicizia - Il nuovo cognome

Teatro Torlonia, 21 febbraio 2019
STORIA DI UNA AMICIZIA
tratto dalla tetralogia L’amica geniale di Elena Ferrante (Edizioni e/o)
ideazione Chiara Lagani e Luigi De Angelis
con Chiara Lagani e Fiorenza Menni
drammaturgia Chiara Lagani
sound design Tempo Reale/Damiano Meacci
video Sara Fgaier
lyrics Emanuele Wiltsch Barberio
percussioni Cristiano De Fabritiis
ricerca e allenamento coreografico Fiorenza Menni
regia, light design, spazio scenico, progetto sonoro Luigi De Angelis
supervisione tecnica e cura del suono Vincenzo Scorza
collaborazione al video Alessandra Beltrame, Davide Minotti e Stefano P. Testa
materiali di archivio Associazione Home Movies - Archivio Nazionale del Film di Famiglia
ringraziamenti Lorenzo Gleijeses, Giorgia Sangineto, Sofia Di Leva, Andrea Argentieri
testi Elena Ferrante (brani da L’amica geniale)
Chiara Lagani (brani liberamente ispirati a Frank Lyman Baum, Toti Scialoja, Wislawa Szymborska)
lo spettacolo è diviso in 3 parti:
mercoledì 20 e venerdì 22 ore 20,00 - I parte
Storia di un’amicizia / Le due bambole (durata 55 minuti)
giovedì 21 e sabato 23 ore 20,00 - II e III parte
Storia di un’amicizia / Il nuovo cognome (durata 65 minuti) + Storia di un’amicizia / La bambina perduta (durata 45 minuti) intervallo di 10 minuti
domenica 24 ore 17,00 - I, II e III parte
I parte Storia di un’amicizia / Le due bambole (durata 55 minuti)
intervallo di 15 minuti
II parte Storia di un’amicizia / Il nuovo cognome (durata 65 minuti)
intervallo di 10 minuti
III parte Storia di un’amicizia / La bambina perduta (durata 45 minuti)
mercoledì 20 febbraio a fine spettacolo
Incontro con la Compagnia
Chiara Lagani – Fiorenza Menni e Luigi De Angelis
modera Sarah Perruccio, Società Italiana delle Letterate
coproduzione Napoli Teatro Festival, Ravenna Festival, E-production
in collaborazione con Ateliersi
Lo spettacolo, diviso in tre capitoli (Le due bambole, Il nuovo cognome e La bambina perduta), si basa sulla storia dell'amicizia tra due donne, seguendo passo passo la loro crescita individuale, il modo di influenzarsi reciprocamente, i sentimenti, le condizioni di distanza e prossimità che nutrono nei decenni il loro rapporto. Sullo sfondo la coralità di una città/mondo dilaniata dalle contraddizioni del passato, del presente e di un futuro i cui confini feroci faticano ancora a delinearsi con nettezza. Il rapporto tra le biografie delle due donne con la storia particolare della loro amicizia e la Storia di un Paese travagliato dalle sue metamorfosi si intreccia in una sorta di agone narrativo che procede per squarci subitanei ed epifanie improvvise attraverso il racconto delle due protagoniste.
Nel romanzo in quattro parti della Ferrante, Un’amicizia era il titolo del libro che raccontava, a posteriori, la vicenda del rapporto tra due donne; Storia di un’amicizia diviene qui, invece, il titolo del racconto, in forma di spettacolo, che Elena Greco (Chiara Lagani) compone a partire dalle vicende di una vita che la legano a Lina Cerullo (Fiorenza Menni), la sua amica geniale. Nel primo tempo, dedicato all’infanzia, le due amiche, bambine, gettano per reciproca sfida le loro bambole nelle profondità di uno scantinato nero. Quando vanno a cercarle, le bambole non ci sono più. Le due bambine, convinte che Don Achille, l’orco della loro infanzia, le abbia rubate, un giorno trovano il coraggio di andare a reclamarle. Le due attrici si fanno fisicamente attraversare dal testo di Elena Ferrante, la storia è “detta” dai loro corpi e lascerà su di loro un’impronta indelebile fino a trasformarle in una strana doppia ibrida identità, che porta su di sé l’impronta della bambina, della donna e della bambola al contempo. Nel secondo tempo, diviso in due parti, succedono molte cose: Lila si sposa, acquistando un nuovo cognome che la separa irreparabilmente da una intera fase della sua vita. I signori del rione, i fratelli Solara, vogliono adoperare l’immagine di Lila in abito da sposa per realizzare un grande manifesto da appendere nel negozio di scarpe, un tempo Cerullo, ora Solara. Lila, nel disperato tentativo di riaffermare il proprio controllo su quell’immagine, e così sulla sua vita, accetta di esporla, ma solo a patto di poterla modificare. La seconda parte dello spettacolo inizia proprio con la storia di quest’immagine, che sarà spezzata, incisa, violentemente trasformata dalle amiche, divenendo uno strano, evocativo emblema della loro storia.
La terza parte, infine, è dedicata alla maternità. Anche Elena, nel frattempo, si è sposata e ha avuto due figlie con Pietro Airota, un brillante compagno di Università. Si è allontanata dal rione per studiare e poi scrivere. Si è allontanata anche da Lila. Lila, dopo la fine del suo matrimonio, e dopo una burrascosa storia con Nino, l’antico amore di Elena, va a vivere con Enzo, compagno di scuola di un tempo. Quando Lila rimane incinta di Enzo, anche Elena è incinta, ma di Nino, ora suo amante. È forse questa maternità parallela che riattiva il legame, mai interrotto, tra le amiche. Le due bambine (Tina, la figlia di Lila, e Imma, la figlia di Elena) crescono insieme, specchio dell’amicizia tormentata delle madri. Finché un giorno, all’improvviso, Tina scompare…
marzo 18, 2019
 
 
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